Il Tar: «Vietato riaprire Malagrotta»
La Regione deve dichiarare la zona
ad elevato rischio per la salute

Il Tar: «Vietato riaprire Malagrotta» La Regione deve dichiarare la zona ad elevato rischio per la salute
di Sara Menafra
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Mercoledì 9 Aprile 2014, 10:16 - Ultimo aggiornamento: 18:38
Tutto congelato. In tempi rapidi, la Regione sar obbligata a dichiarare la zona di Malagrotta ad elevato rischio di crisi ambientale.



Ovvero ad ammettere, con un provvedimento amministrativo, che la zona che ospitava una delle più grandi discariche dell’Unione europea ed è ancora la sede di impianti Tmb è vittima di un vero e proprio disastro ambientale. Non potrà più ospitare nuovi impianti industriali, gli attuali devono rimanere nei limiti di potenza attuali senza alcuna deroga o modifica, e bisognerà riportare alla vita il territorio. La decisione del Tar Lazio è arrivata a sorpresa e non lascia spazio ad interpretazioni: hanno ragione le associazioni ambientaliste, come Codici, che da tempo chiedono alla giunta Zingaretti di dar seguito agli impegni presi dai suoi predecessori. «Alla luce della normativa vigente in materia, la Regione continua ad avere un ruolo centrale nel ripristino ambientale», si legge nel testo, ed «è tenuta ad adoperarsi per la precipua individuazione del rischio effettivo per l’ambiente e la salute determinato dall’area in questione, funzionale all’adozione di un piano di bonifica e di ripristino ambientale».



E dunque, di avviare l’«adozione di un provvedimento espresso in riferimento agli atti amministrativi necessari allo studio propedeutico finalizzato alla dichiarazione di area ad elevato rischio di crisi ambientale per l’area di Malagrotta nel Comune di Roma».



LA BONIFICA

L’impegno era stato preso dalla giunta Polverini nel corso della seduta regionale del 26 gennaio 2011. Passate le scorse elezioni, Codici aveva chiesto alla nuova amministrazione di dar seguito a quell’impegno. Niente da fare, si erano visti rispondere dalla Pisana con tanto di atto protocollato in cui si spiega che il procedimento sul disastro ambientale al momento non esiste e dunque non gli si può dare seguito. Di qui la decisione di fare ricorso al Tar e, contemporaneamente, di presentare un esposto in procura. Ora che il Tar ha dato ragione agli ambientalisti, la Regione non potrà far altro che dar via alla procedura di bonifica e «stop» al potenziamento degli impianti attuali, tmb compresi. «Vedremo se a questo punto rispetteranno gli impegni», spiega l’avvocato Ivano Giacomelli di Codici, che ha anche avviato indagini difensive nei confronti dei funzionari regionali che hanno negato l’esistenza del procedimento. Se rifiuteranno di rispondere alle domande di parte, potrebbero essere costretti a comparire in procura.



IL VERTICE

L’ordinanza dei giudici amministrativi potrebbe avere ripercussioni anche sul vertice di oggi, convocato dal ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, con Prefettura, Comune, Provincia e Regione. Campidoglio e Pisana insisteranno sulla nomina di un nuovo commissario, cercando di superare le resistenze del ministero. «Richiediamo il commissario non perché siamo affezionati al ruolo - spiega l’assessore capitolino all’ambiente, Estella Marino - ma perché con i poteri ordinari alcune cose non riusciamo a farle». L’obiettivo di Palazzo Senatorio è arrivare alla requisizione dei due impianti Tmb di Malagrotta, che trattano attualmente duemila tonnellate di rifiuti. «Quegli impianti a oggi sono necessari perché trattano la metà dei rifiuti indifferenziati di Roma», sostiene l’assessore.