Mafia Ostia, pm chiede condanne per 100 anni di carcere

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Venerdì 23 Giugno 2017, 18:31 - Ultimo aggiornamento: 24 Giugno, 14:24
Minacce, violenze, sfratti forzosi da alloggi popolari e una gambizzazione per affermare la 'supremazia' del proprio clan sul territorio di Ostia; e tutto con l'aggravante del metodo mafioso. Per queste accuse, i pm di Roma Ilaria Calò ed Eugenio Albamonte, hanno chiesto sette condanne per quasi cento anni di reclusione nei confronti di persone facenti parte - ad avviso degli investigatori - del clan Spada. Sono state anche chieste multe per oltre 200 mila euro di multe.

Sedici anni di reclusione sono stati chiesti per Massimiliano Spada, 10 anni per Ottavio Spada, 13 anni per Davide Cirillo, Mirko Miserino e Maria Dora Spada, 14 anni per Massimo Massimiani e Manuel Granato. Condanne sono state sollecitate anche dalle parti civili costituite, con Roma Capitale che ha chiesto anche un risarcimento di 800 mila euro, Regione Lazio di un milione, Associazione Caponnetto 100 mila euro e Associazione Libera Sos Imprese 10mila euro. Complessa la vicenda che impegnerà la quarta sezione del Tribunale capitolino (due udienze, e a metà luglio possibile la sentenza).

Le indagini che hanno portato all'odierno processo partirono dalla gambizzazione di Massimo Cardoni, detto 'Baficchiò, ferito con due colpi di pistola nell'ottobre 2015 davanti a un supermercato di Ostia. Gli investigatori si convinsero che dietro al movente della gambizzazione c'era stata la contrapposizione tra il clan «emergente» degli Spada e la perdente compagine dei Baficchio-Galleoni. Il tutto, "condito" da sfratti forzosi da case popolari, minacce e intimidazioni.

«È dimostrato - spiegano i pm nella requisitoria - come gli specifici episodi di cui si occupa il processo siano espressione di una strategia che ha visto la famiglia Spada nell'intento di consolidare il suo potere. Tre gli obiettivi: depotenziare la famiglia Baficchio, acquisire il controllo territoriale, realizzare i fatti con modalità tali da rendere palese alla popolazione che c'è stato questo cambio criminale».

Per l'accusa, la gambizzazione di Cardoni aveva come finalità «l'esibizione della capacità di forza.
L'identificazione dei soggetti partecipanti è netta e incontrovertibile»; mentre i fatti relativi alle estorsioni «sono pienamente e esaustivamente provati da numerose intercettazioni telefoniche». Del "metodo mafioso", poi, «ci sono tutti gli elementi costitutivi indicati dalla Suprema Corte. Tra questi, l'alimentare il terrore e la messa in atto di episodi di sopraffazione».
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