Non più o non solo traffico di stupefacenti, ma anche spaccio di vestiti usati. Quelli che normalmente finiscono nei cassonetti gialli, in teoria destinati ad opere di bene e che invece, venivano venduti a caro prezzo in particolare in Africa ed Europa dell'Est. Gli ultimi affari di una organizzazione che aveva al suo vertice il boss della camorra Pietro Cozzolino sono al centro dell'inchiesta della Squadra mobile di Roma guidata da Renato Cortese: quattordici persone accusate di traffico illecito di rifiuti e associazione per delinquere sono finiti agli arresti ieri mattina.
GUADAGNI PER 1,5 MILIONI
La principale delle società finite nell'inchiesta, la B&D Technology fatturava 1.225.000 di euro per 3.190 tonnellate di vestiti usati.
I RAPPORTI CON BUZZI
L'organizzazione si avvantaggiava di «compiacenze politiche e collaudati meccanismi procedurali di facilitazione degli affidi», scrive nell'ordinanza di custodia cautelare il gip Simonetta d'Alessandro. Per gli affari che passavano da Roma (ma il giro coinvolge anche Abruzzo e Campania) a decidere era Ama Spa. Impossibile, scrive il pool della Dda guidato da Michele Prestipino, ipotizzare che l'affare avvenisse senza il benestare di Mafia Capitale e quindi di Massimo Carminati e il capo delle cooperative sociali Salvatore Buzzi. «Chi vuole vincere non paga più, come un tempo, solo alla Pubblica Amministrazione, in un contesto che è solo corruttivo, ma paga al titolare di poteri di fatto all'interno della Pubblica Amministrazione, poteri che sono correlati al dominio della strada», scrive D'Alessandro. Al momento di discutere del bando del 2013, per la raccolta dei vestiti dei «cassonetti gialli» per conto di Ama Spa, due degli indagati si contattano freneticamente per raggiungere un accordo, da un lato la moglie della cooperativa Sol. Co. e, dall'altro, il presidente del consorzio, Mario Monge: «E' quest'ultimo a comunicare con Buzzi - scrive il gip - il livello è apicale, e a poter interloquire con il vertice del sistema».
LO SCAMBIO
La prova dell'accordo sarebbe nel fatto che la società di Monge, poco prima di vincere l'appalto sugli ”stracci” ha rinunciato ad un affare centrale per Mafia capitale, la raccolta del multi materiale: «Monge si è precipitato a ritrarsi, consapevole degli amplissimi poteri decisionali di Buzzi, e ha ricevuto, quindi, la ricompensa, ad apertura delle buste compiuta, ma a gara ancora non aggiudicata, dell'assegnazione del bando del rifiuto tessile, anche a Sol. Co.».