Mafia Capitale, le pressioni dell'ex consigliere Pedetti: «Devi ricordare a Ozzimo che gli è arrivato 1 milione»

Mafia Capitale, le pressioni dell'ex consigliere Pedetti: «Devi ricordare a Ozzimo che gli è arrivato 1 milione»
di Valentina Errante e Adelaide Pierucci
3 Minuti di Lettura
Giovedì 16 Febbraio 2017, 08:04 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 08:17

Per trovare Daniele Ozzimo bastava cercare Salvatore Buzzi. E se Guido Magrini, l'alto funzionario della Regione Lazio ribattezzato padreterno, si è ritrovato a parlare con l'allora assessore alla Casa del Campidoglio attraverso il telefonino del ras delle coop, Pierpaolo Pedetti, in veste di consigliere dell'assemblea Capitolina (Pd) e presidente della VII commissione patrimonio e Politiche abitative, accusato di corruzione, si è dimostrato ancora più in confidenza con Daniele Ozzimo, considerato il doppiogiochista per eccellenza della banda di Mafia Capitale e infiltrato speciale di Buzzi ai piani alti del Campidoglio. In un'intercettazione letta ieri, in udienza nel maxiprocesso a Mafia Capitale dal pm Luca Tescaroli, è emerso che il consigliere comunale, si affidava proprio a Buzzi per fare pressioni sull'assessore: «Digli (a Ozzimo, ndr) guarda, Pierpaolo m'ha detto che dal fondo di riserva un milione t'è arrivato a te...che pensi di facce?». «Gli dico proprio così», confermava Buzzi. Per i pm, è la conferma che Ozzimo utilizzava la sua carica di assessore alla Casa per pilotare gli appalti milionari per l'emergenza abitativa verso gli uomini legati al sistema di Mafia Capitale.

IL FONDO
Tescaroli insiste: «Lei consigliere comunale e presidente della commissione Politiche abitative chiede al privato Buzzi di riferire all'assessore alle Politiche abitative Ozzimo che gli è arrivato un fondo di un milione e che intende farne?». La risposta di Pedetti è stata chiara: «Io non ci trovo niente di stravagante - ha alzato la voce in aula l'ex consigliere comunale - o si sta nella stratosfera o il consigliere si confronta con le parti sociali». Espressioni che hanno convinto la presidente della Corte a riprendere l'imputato («Abbassi i toni»), e il pm a scuotere la testa: «Se per lei è normale». In ballo in quel periodo c'era la corsa per il salvataggio della coop Deposito Locomotive San Lorenzo, manovrata, secondo l'accusa, da Pedetti, Ozzimo (già condannato in un filone stralcio a due anni e due mesi per corruzione) e Magrini, e «imposta» a Buzzi: l'acquisto di 14 appartamenti a Case Rosse della coop in cambio della garanzia di fondi e appalti. «Mai saputo nulla di quell'affare», si è difeso Pedetti.
A smentire l'imputato è stata un'altra intercettazione letta in aula. Brigidina Paone, segretaria di Ozzimo, e Buzzi parlano al telefono. «Quel discorso che me facevi de Deposito... sto parlando con Pierpaolo (Pedetti, ndr), capito?» dice la Paone. L'ex consigliere comunale dopo la lettura trasecola: «Nessuno mi ha mai parlato della coop San Lorenzo, lo ripeto. Che posso dire?...A volte la Paone sembrava vantarsi e basta. Me ne accorgevo quando parlava nei bar, in pizzeria, in ufficio».

LE TURBATIVE D'ASTA
Dopo Pedetti si è sottoposto a interrogatorio anche Michele Nacamulli, l'ex consigliere municipale Pd assunto da Buzzi, e ora accusato di corruzione e turbativa d'asta con l'aggravante del metodo mafioso. «Ero solo un dipendente - dice - sono entrato come operaio e poi diventato segretario di Buzzi. Di affari non so nulla e mai visti scambi di soldi. Chi fosse Carminati l'ho scoperto poi. Ma Buzzi si vantava di essere il migliore nelle turbative d'asta».

I DETENUTI
Claudio Caldarelli, il collaboratore di Buzzi, detenuto con l'accusa di partecipazione diretta al clan mafioso che sarebbe stato capeggiato da Massimo Carminati, ha preso la parola da dietro le sbarre dell'aula bunker e ha pianto. Ha problemi cardiaci e sperava nel trasferimento ai domiciliari. Invece è stato assegnato al carcere di Secondigliano, attrezzato di clinica specializzata. «A Secondigliano non andrò - si è disperato Caldarelli - Mi fa paura. Voglio avere la mia famiglia vicina. Altrimenti sospenderò le cure». Il processo continua. Massimo Carminati sarà interrogato il 15 marzo, dopo Salvatore Buzzi. Mentre l'audizione del presidente della Regione Nicola Zingaretti, in veste di testimone, è stata fissata per il 21 marzo.

 
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