Mafia Capitale, Marino in trincea sfida la coalizione: «Ora sfiduciatemi». C'è l'ipotesi rimpasto

Mafia Capitale, Marino in trincea sfida la coalizione: «Ora sfiduciatemi». C'è l'ipotesi rimpasto
di Simone Canettieri e Fabio Rossi
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Giovedì 18 Giugno 2015, 06:08 - Ultimo aggiornamento: 09:49

Silente ma saldo al suo posto. Ignazio Marino tenta di navigare di bolina, nel mare scosso dai venti di Mafia Capitale e dall'affondo di Matteo Renzi. Rispetta l'agenda degli impegni istituzionali - dall'Acea Camp al Foro Italico al convegno al Maxxi, passando dall'incontro dei sindaci al Viminale sull'immigrazione - ma resta trincerato in Campidoglio. Incontra gli assessori e a tutti fa la stessa domanda: «Io sono determinato ad andare avanti, e tu?». Ma con i suoi più stretti collaboratori si sfoga: «Sto pagando colpe non mie, dovute allo scontro interno al Pd dopo i ballottaggi e la sconfitta di Venezia. Non mi merito tutto questo». Insomma, una crisi dovuta a fattori esogeni, non strettamente legati all'attività amministrativa di Palazzo Senatorio.
IL CONSIGLIO

Ma lo scontro, dall'esterno, si potrebbe trasferire a stretto giro di posta nell'aula Giulio Cesare, dove inevitabilmente si ripercuotono le dinamiche di partito dei dem. A mettere il condizionale sul prosieguo della consiliatura, infatti, sono soprattutto i consiglieri di fede renziana. «Per la giunta Marino è scattato l'ultimo giro - affonda il colpo Orlando Corsetti, presidente della commissione commercio - Se l'amministrazione deve cadere, cadrà per sua incapacità e non per Mafia Capitale». Secondo Corsetti, in particolare, «molti componenti della giunta non hanno l'esperienza necessaria per amministrare Roma». Il sindaco, però, almeno per ora non ha intenzione di mettere mano alla squadra di governo, considerando «strumentali» le critiche che arrivano alla sua amministrazione. Tanto che il chirurgo dem per il momento ha sospeso i canali di comunicazione con la sua maggioranza in assemblea capitolina, in attesa di tornare a parlare di delibere e riassetto delle commissioni. «Mi sfiduciassero in consiglio, se vogliono che vada via: io non mi dimetto», è la sfida di Marino, pronto a vedere le carte in mano a chi lo attacca. L'ala sinistra della coalizione, intanto, temporeggia. Sel, che ieri ha aperto al pubblico la riunione del suo gruppo consiliare, per oggi ha convocato un'assemblea di partito per decidere «come andare avanti in un momento drammatico sia sulle questioni ordinarie che su quelle straordinarie», per dirla con il capogruppo Gianluca Peciola. Sel con Gemma Azuni chiede «un cambio di passo», ma Imma Battaglia attacca: «La squadra non esiste, le riunioni di maggioranza si contano sulla punta delle dita: poche e inutili». La linea dei vendoliani è questa: fiducia sì, ma a tempo.

L'ESECUTIVO

Se per il momento un rimpasto di giunta non è all'ordine del giorno, l'estate potrebbe portare consiglio in caso di una verifica più generale dell'attività di governo con la maggioranza. A rischio, in questo caso, sarebbero proprio gli assessori targati Pd. In primis Estella Marino, visto che l'ambiente è uno dei settori contro cui i vertici nazionali dem hanno puntato il dito. Ma anche Paolo Masini, ieri uno dei pochi esponenti della giunta a esprimersi pubblicamente: «Noi andiamo avanti finché possiamo su questa idea di città - è il pensiero dell'assessore alla scuola - Ci stiamo lavorando tantissimo a partire da legalità e trasparenza. Vediamo che succede». Più solida, invece, la posizione di Marta Leonori, considerata una fedelissima di Marino.

LE OLIMPIADI

Tra i prossimi passaggi in consiglio comunale c'è quello relativo alla candidatura di Roma per i Giochi olimpici del 2024. Ieri i capigruppo si sono incontrati proprio per discutere di questo tema: «È stata esaminata una prima stesura della mozione che la prossima settimana, realisticamente nella seduta di giovedì 25, approderà in Aula - annuncia la presidente dell'assemblea capitolina, Valeria Baglio - Ci saranno prima nuovi incontri per approfondimenti tecnici, che ci consentiranno di arrivare in aula Giulio Cesare con la massima condivisione tra le forze politiche».