Roma, giallo sul bimbo annegato in un canale: «Qualcuno l'ha portato al fiume»

Roma, giallo sul bimbo annegato in un canale: «Qualcuno l'ha portato al fiume»
di Maria Lombardi e Mirko Polisano
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Mercoledì 5 Ottobre 2016, 10:04 - Ultimo aggiornamento: 6 Ottobre, 08:22

«Avremmo voluto fare di più ma non ci siamo riusciti. Le nostre mani hanno fatto il possibile ma forse avrebbero dovuto fare l'impossibile...». Un fascio di rose gialle e bianche poggiate su un albero accanto all'acqua verde che scorre e un biglietto firmato L'isola che non c'è. Ale è scivolato lì, nel fiume di fango e di melma che adesso custodisce il mistero della sua fine. Le educatrici dell'asilo nido che sta a pochi metri hanno provato a rianimarlo, nelle parole protette dal cellophane insieme ai fiori c'è il dolore per averlo visto andare via così, mancherà «il tuo sorriso immenso e infinito». Perché Alessandro si è avvicinato al canale di via Campo Salino, a Maccarese? La domanda è un tormento per tutti. Cosa ci faceva il bambino di 11 anni lunedì pomeriggio tra gli alberi e i rifiuti che costeggiano l'acqua torbida? Il suo ultimo giorno di scuola aveva disegnato un albero, lui che si esprimeva solo per immagini perché ancora non sapeva scrivere. Il nonno è sicuro che da solo non ci sarebbe mai arrivato fin lì. «Non si è mai allontanato dal cortile e mai l'avrebbe fatto», Gino Righetti abita a duecento metri circa dal canale, nel comprensorio delle Case nuove, il nipote era dai nonni come tutti i pomeriggi dopo la scuola. «Alessandro da solo non riusciva ad attraversare la strada, proprio non era in grado. Forse qualche amichetto l'ha portato al canale e magari giocando potrebbe averlo spinto». Anche i vicini dicono che Ale non ha mai superato quel confine, lo vedevano scatenarsi, non stava un attimo fermo ma non andava mai oltre. Non ci riusciva, nonostante fosse molto vivace, Ale soffriva di autismo e iperattività.

I DUBBI
Ma lunedì pomeriggio, prima delle 15,30, Alessandro non era con gli amici, giocava nel cortile da solo. Chi l'ha avvicinato allora per portarlo al canale? E chi l'ha aiutato ad attraversare la strada se lui non era capace? Qualcuno ha sentito le sue urla? Il bambino aveva tagli sul naso e sulla bocca, ferite compatibili con la caduta, sul corpo non ci sono segni di violenza, ma sarà l'autopsia che si terrà al policlinico Umberto I a confermarlo. La polizia di Fiumicino ha ascoltato testimoni, amici e familiari, in particolare la nonna, per ricostruire le ultime ore di vita del bambino e capire tra l'altro se il piccolo fosse in grado di nuotare. Alessandro era uscito dalla scuola di Fregene, in via Portovenere, dove frequentava la prima media intorno all'una, era stata la nonna a prenderlo. Poi aveva pranzato a casa dei nonni ed era uscito a giocare, come faceva sempre. Alle 15,30 la nonna Maria, 60 anni, non vedendolo ha cominciato a cercarlo insieme ai condomini. Lo hanno trovato poco dopo in acqua. La procura di Civitavecchia ha aperto un fascicolo per chiarire le cause della caduta nel canale: è stata accidentale, provocata da qualcuno o si è trattato di un gesto volontario.
L'ipotesi del suicidio viene subito scartata dall'insegnante di sostegno che seguiva Alessandro per via dei suoi problemi di apprendimento. «Non era capace di concepire il suidicio e nemmeno di mettere in pratica questa intenzione - racconta la professoressa - non sapeva scrivere, faceva solo disegni. Usciva sempre prima dell'orario previsto, non riusciva a sostenere sei ore di scuola. I compagni lo proteggevano, gli facevano da scudo». Più difficile per la famiglia accettare il disagio del bambino.

GLI AIUTI
Ale era seguito da tempo dal Nucleo dei servizi sociali del comune di Fiumicino. Dalla quinta elementare gli erano state assegnate delle ore settimanali di Aec (assistenza educativa culturale) con la presenza di un insegnante di sostegno. «Il nostro servizio sociale - spiega il sindaco di Fiumicino, Esterino Montino - aveva presentato un'istanza al Tribunale dei Minori per sentire le parti ed eventualmente adottare provvedimenti». C'era stata una prima udienza nel settembre 2015 mentre un'altra era fissata per il 10 ottobre. Il fascicolo aperto per vigilare sull'educazione del bambino era stato chiuso a giugno, almeno per quel che riguardava la posizione della madre. La separazione dei genitori era stata molto sofferta e problematica. La mamma lavora come donna delle pulizie e il padre è disoccupato. «Anche la madre - aggiunge Montino - ha ricevuto un sostentamento economico dal nostro servizio sociale». La polizia ieri pomeriggio ha sequestrato i fascicoli dei servizi sociali che riguardano Alessandro.