Bimbo morto a Maccarese, sospettato un vicino di casa di 30 anni

Bimbo morto a Maccarese, sospettato un vicino di casa di 30 anni
di Mirko Polisano
3 Minuti di Lettura
Venerdì 7 Ottobre 2016, 07:57 - Ultimo aggiornamento: 8 Ottobre, 09:00


C'è un sospettato nell'inchiesta di Alessandro, il bambino di 11 anni morto nel canale di irrigazione di via Campo Salino a Maccarese. L'uomo che era con il piccolo sull'argine è un giovane che abita nello stesso comprensorio dove vivono i nonni del bimbo. «Una persona asociale», lo dipingono così i residenti delle case nuove, il complesso popolare da cui forse Alessandro voleva scappare.
La svolta nelle indagini è arrivata ieri mattina dopo l'ennesimo sopralluogo della polizia scientifica, che sul terreno ha isolato le impronte delle scarpe di una persona adulta. Più testimoni hanno confessato agli inquirenti di aver visto qualcuno in compagnia del bambino prima del suo ritrovamento in acqua. E gli elementi raccolti sono andati da subito in un'unica direzione. Quella che ha portato poi gli agenti a individuare un uomo di 30 anni, che è stato identificato al commissariato di Fiumicino.

I TESTIMONI
Ci sarebbero più persone che lo avrebbero visto e che lo collocano sulla scena della tragedia. «Quel pomeriggio, era sulla sponda per portare a spasso il suo cane e parlava con Alessandro», hanno raccontato alcuni testimoni. L'uomo è definito un solitario. «È un tipo strano e molto riservato», dicono gli inquilini del suo palazzo. Le forze dell'ordine stanno cercando di capire quanto tempo sia intercorso tra l'incontro dell'uomo con Alessandro e l'allarme lanciato dalla nonna per la sua scomparsa. Ma l'ora esatta è difficile da stabilire.
La ricostruzione di quelle ore è un tassello fondamentale per le indagini. Il mistero si nasconde su cosa possa aver detto il sospettato al bambino e soprattutto su cosa ha poi portato Alessandro a cadere nel canale. In procura sono stati ascoltati gli assistenti educativi che hanno seguito il caso del piccolo e nelle prossime ore saranno sentiti alcuni dei suoi amichetti che giocavano con lui in quel cortile. Per loro è stata prevista un'audizione protetta con un team di esperti della squadra mobile di Roma. «Spesso Alessandro si isolava e stava per conto suo. E c'era sempre qualcuno del palazzo che cercava di stargli accanto», si è lasciata andare una mamma. Anche i vicini di casa dei nonni saranno chiamati a fornire la loro versione dei fatti. Un altro elemento che emerge dalle indagini, coordinate dal pm D'Amore della procura di Civitavecchia, è quello che il bambino aveva il terrore dell'acqua. Alessandro non sapeva nuotare ed evitava qualsiasi tipo di contatto. Impossibile, dunque, per la polizia di Fiumicino ipotizzare il gesto volontario. Restano in piedi le due ipotesi su cui si stanno orientando gli inquirenti: l'incidente oppure l'omicidio. Neanche l'autopsia che si è svolta ieri mattina al Verano è riuscita a chiarire le cause che hanno portato Alessandro alla morte. Il medico legale che ha svolto l'esame non ha confermato il decesso per annegamento. «Servono ulteriori approfondimenti ha spiegato il dottor Luigi Cipolloni- abbiamo eseguito alcuni prelievi ma c'è bisogno di altre analisi». Sono stati disposti anche gli esami tossicologici. Sul corpo non ci sarebbero segni di violenza, anche se si dovrà studiare la ferita che il piccolo ha riportato sulla fronte.

L'AUTOPSIA
Secondo le indiscrezioni medico-legali, è antecedente alla caduta ma non è stata letale. Come si è procurato però quel taglio? Oltre alla lesione in testa non compaiono altri segni di colluttazione. Una delle ipotesi che il medico non esclude è quella dell'asfissia che resta aperta anche senza nessun apparente traccia di violenza. Le immagini e i vetrini dei tessuti raccolti nell'autopsia saranno a disposizione del pm, mentre la famiglia di Alessandro ha nominato un perito di parte. Entro dieci giorni, si saprà la verità.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA