Ma è stretta sulla produttività: autisti alla guida due ore in più

Ma è stretta sulla produttività: autisti alla guida due ore in più
di Mauro Evangelisti
3 Minuti di Lettura
Martedì 5 Settembre 2017, 07:50
Lavorare di più per tagliare di meno. Potrebbe essere questo lo slogan del Campidoglio per l'azienda dei trasporti che sta entrando nel tunnel dell'incertezza del concordato preventivo. Il piano di risanamento di Atac, quello che dovrà essere approvato dal giudice ed esaminato anche dall'assemblea dei creditori, da qualche parte dovrà tagliare. Ecco perché ora la grande paura che serpeggia in azienda è quella di una riduzione degli stipendi legata alla parte della contrattazione integrativa, che era stata confermata con l'accordo del 2015.

SALARI
E' vero però che ieri Virginia Raggi ha detto al Messaggero: comunque non si toccheranno gli stipendi. Prese per vere queste parole, ma tenendo sempre conto che con il concordato preventivo la decisione finale spetterà non più alla politica ma a un giudice, allora i sacrifici chiesti a tutti di cui aveva parlato il presidente della commissione Trasporti, Enrico Stefano, potrebbero guardare ad altro, alla produttività.

In altri termini: agli orari di lavoro. E qui bisogna recuperare le parole di Massimo Colomban, assessore alle Partecipate, che sempre al Messaggero aveva spiegato: la produzione in Atac è inferiore del 10-15 per cento rispetto al numero di dipendenti. Dunque, o si lavora di più o si taglia il numero dei lavoratori (11.900). Da contratto nazionale un autista del trasporto pubblico dovrebbe lavorare 39 ore settimanali. Quelli di Roma Tpl, società privata che gestisce il 25 per cento delle linee, lavorano 39 ore a settimana, per dire. Ad Atac, in fase di contrattazione aziendale anni fa, tenendo conto delle problematiche di una città come Roma, erano state ottenute le 37 ore settimanali. Il rischio che con il piano di risanamento si chieda agli autisti di lavorare quelle due ore in più è concreto.

C'è poi il fronte caldo del contrasto dell'assenteismo, sul quale chiunque abbia tentato di riportare in linea di galleggiamento l'Atac ha dovuto arrendersi. Basti pensare che Bruno Rota, l'ex dg che aveva rilanciato Atm a Milano, prima di alzare bandiera bianca, aveva spiegato: i tassi di assenteismo sono talmente alti che si fa fatica a coprire i turni, gli accordi di timbratura (l'uso dei badge) dei macchinisti sono di fatto inapplicati, alcuni macchinisti non arrivano a tre ore effettive di guida. In una gestione commissariale, con un giudice che controlla e un'assemblea dei creditori in ansia perché spera di rivedere ripagati almeno una parte dei debiti di Atac, sarebbe complicato non intervenire in modo efficace su questo fronte.

CIFRE
Lavorare di più, d'accordo. Ma nei sindacati esiste il timore che, al di là delle rassicurazioni della sindaca, poi il piano di risanamento presentato in tribunale preveda anche la riduzione di alcuni benefici del contratto integrativo. Sono stati riordinati nell'accordo del 2015 e per alcune figure, come ad esempio un autista con 20 anni di lavoro, valgono circa il 25 per cento dello stipendio. In pratica, uno stipendio di 1.600 euro se ridimensionato e allineato al solo contratto nazionale scende a 1.200 euro. Per questo tutti i sindacati aspettano con ansia l'appuntamento di domani: Linda Meleo, assessore ai Trasporti, spiegherà ai rappresentanti dei lavoratori cosa comporta il concordato preventivo. Il giorno successivo, giovedì, ci sarà il dibattito in consiglio comunale sul tema, con i lavoratori sotto Palazzo Senatorio a manifestare. Ecco, al di là degli scioperi ufficiali già proclamati per il 12 e il 27 settembre, il primo giorno caldo per i trasporti pubblici sarà giovedì.
© RIPRODUZIONE RISERVATA