Omicidio Roma, il papà della vittima: «Tutta una vita per lui e questi me l'hanno portato via»

Omicidio Roma, il papà della vittima: «Tutta una vita per lui e questi me l'hanno portato via»
di Maria Lombardi e Adelaide Pierucci
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Mercoledì 9 Marzo 2016, 09:01 - Ultimo aggiornamento: 09:10

«Quei due disgraziati me l’hanno ammazzato. È un dolore troppo grande per me. Che brutta fine, figlio mio. Chi poteva immaginarlo che andava a finire così. L’ho preso che aveva quattro mesi, a dieci anni s’è ammalato e quante ne abbiamo passate. Tutta una vita per lui, adesso sono arrivati questi e me l’hanno portato via. La mamma è stravolta, non riesce a darsi pace. E nemmeno io ce la faccio». Il padre di Luca Valente si libera di tutto il male che ha dentro e dopo le parole più tristi della sua vita arriva il pianto. Con un grande fazzoletto tra le mani cerca di soffocare le lacrime ma non ce la fa e s’abbandona ai singhiozzi. È un uomo piccolo e gentile, dalla faccia mite e adesso contratta. Luca Varani, ucciso a 23 anni da «quei disgraziati» che lo hanno torturato a lungo perché la morte arrivasse lenta e lo facesse soffrire di più, era un figlio che lui e la moglie avevano voluto a tutti i costi. Era stato adottato a pochi mesi, quel piccolo nato a Sarajevo, con le attese e la pazienza che ogni adozione richiede. Il papà fa il venditore ambulante, commercia tessuti per tappezzerie, i soldi non sono mai stati tanti. Ma lui avrebbe voluto che il figlio continuasse a studiare, gli avrebbe pagato l’università e questo forse sognava. Il ragazzo però odiava lo studio, voleva lavorare e subito si era messo a fare qualunque lavoretto pur di non dipendere dalla famiglia. Dopo qualche anno di scuole serali aveva lasciato e il diploma non l’aveva mai preso. 


 

LA RAGAZZA
«Adesso non ce la faccio, è un momento troppo brutto per me, cercate di capirmi», risponde a chi gli chiede qualche ricordo del figlio. Quel ragazzo sorridente, cresciuto nella palazzina con i mattoni rossi a La Storta, sensibile e amico di tutti, così era Luca per la fidanzatina Marta Gaia. «Troppo buono, si fidava di chiunque, e si è fidato delle persone sbagliate», la ragazza che Luca amava e con cui sognava un domani lungo una vita intera è convinta che lui sia stato ingannato da quei due. «Chissà come è finito in quella casa, come è capitato da La Storta fino a laggiù, al Collatino. Sono convinta che è caduto in una trappola», questi i pensieri che tormentano la ragazza di 23 anni da giorni. Certo, qualche «bugia» c’è stata anche per lei, si lasciavano e si prendevano come fatto tutti i fidanzati a quell’età. Ma lei lo avrebbe perdonato sempre. Stavano insieme dal 20 ottobre del 2007, quella data Marta Gaia l’aveva tatuata sulle spalle e lui aveva sul suo braccio il nome di lei.
Luca lavorava comme carrozziere, nessuna delle persone a lui vicine sapeva che si prostituita per racimolare un po’ di soldi. La fidanzata non ci crede, «non mi importa nulla delle dicerie». Di certo non era un drogato, «mia madre se ne sarebbe accorta, fa l’infermiera». E la mamma conferma, gli occhi di Luca erano limpidi e mai annebbiati.
«Io non so dove sia la vera verità - scrive Marta Gaia su Facebook - e nessuno potrà mai dirmela, tutto quello che ho sentito fino ad ora mi lascia allibita e sconcertata. Comodo parlare e inventare cose su chi purtroppo non potrà difendersi, ho sempre odiato le bugie e anche se lo stesso Luca a volte me le raccontava, come facciamo tutti, non avrei mai immaginato nulla di tutto questo e soprattutto non ce lo vedo a fare quelle cose oscene. Ma forse solo il tempo mi darà conferme, smentite e risposte. Comunque sia, mi sono svegliata con le sue parole nella mia mente: auguri alla donna della mia vita». 
 

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