Rapper X Factor morto, la madre: «Lo chiamavo e lui stava male, gli amici non hanno risposto»

Cranio Randagio
di Maria Lombardi
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Lunedì 14 Novembre 2016, 08:12 - Ultimo aggiornamento: 15 Novembre, 08:25

Sulla porta di casa una foto di Steve Jobs, «siate affamati, siate folli». La mamma di Vittorio Bos Andrei, in arte Cranio Randagio, resta lì, nella penombra del pianerottolo, a raccontare del figlio e dell'ultima notte, della sua musica, dei suoi sogni e dei tanti perché a cui chiede una risposta. «Mio figlio è andato a una festa e non è più tornato, voglio capire cosa è successo. Perché nessuno mi ha fatto sapere niente. Perché il suo cellulare squillava e nessuno ha risposto. Perché sono stata avvisata così tardi. Tutto questo ancora non lo so».

 
 
Carlotta Mattiello parla piano e scandisce ogni «perchè?», quando l'emozione ferma le parole guarda in alto verso la luce al neon. Suo figlio era Vittorio Andrei, il rapper di X Factor scelto da Mika lo scorso anno dopo aver cantato «adesso sono qui, dove tu mi hai lasciato..», parlava del padre che non c'era più e del funerale, capelli rasta raccolti e baffi ben definiti. Vittorio, in arte Cranio Randagio, è morto a 22 anni, durante una festa a casa di amici, in via Anneo Lucano alla Balduina. Erano in dodici, «abbiamo fumato marijuana e bevuto moltissimo», hanno raccontato alla polizia. Quattro sono rimasti a dormire nell'appartamento, Vittorio non si è svegliato. Alle 14 di sabato gli amici si sono accorti che non rispondeva ma solo alle 15 hanno chiamato il 118 e poi la polizia. Potrebbe averlo ucciso un mix di alcol e droga. Appresa la notizia, la madre ha avuto un malore ed è stata portata in ospedale.

Sapeva dove era suo figlio?
«Venerdì mio figlio mi ha detto vado a una festa come miliardi di volte. Non chiedo più di tanto, è stato due anni a vivere da solo a Milano. Solo che si solito tornava e questa volta non è tornato. Ho provato a chiamare mille volte, purtroppo tutti i cellulari erano spenti. La prima notizia l'ho avuto quando la polizia è arrivata a casa. Alle 4 del pomeriggio si è presentata da me, fino a quel momento non sapevo niente di mio figlio nonostante avessimo chiamato tutti».

Lei dice che qualcuno doveva avvisarla prima?
«Sì, forse qualcuno doveva farmi sapere qualcosa».

Forse poteva essere salvato?
«Questo non è nelle mie facoltà dirlo. Io so solo che mio figlio è andato a una festa e non è tornato e nonostante il suo cellulare suonasse libero e fosse in una casa privata nessuno ha risposto. Perché? E perché nessuno mi ha detto che stava male? Perché? E perché nessuno ha detto niente. È abbastanza bizzarro. Insisto, sono venuti i poliziotti e mi hanno detto: signora ci segua al commissariato. Poi la notizia l'ho appresa dal magistrato. Fine»

Che idea si è fatta?
«Non mi voglio fare nessuna idea, non mi piace pensare le cose che non so. Voglio solo fatti, quindi voglio che la polizia accerti quello che è successo»

Conosceva i ragazzi con cui suo figlio ha incontrato venerdì sera?
«Sono persone che conosceva da poco, erano entrati in contatto con lui perché avevano fatto un video insieme. L'ultimo video l'hanno girato due settimane fa sopra i nostri tetti. Ma erano persone nuove, non era il suo giro di amicizie».

Come vorrebbe che fosse ricordato Vittorio?
«Vorrei che la gente continuasse a prendere dalle sue parole la speranza per la vita che lui aveva e non lo ricordasse per una fine così. Era un ragazzo pieno di sogni e ideali che tramite la sua musica cercava di dare speranza a tantissimi ragazzi. È una fine abbastanza ingloriosa rispetto ai suoi messaggi. Per questo voglio chiarezza, ma lascio che siano gli investigatori a rispondere alle domande. Io non sono in grado e non è mia competenza».

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