Roma, caso Ama, Bina ai magistrati: «Le nomine decise da Romeo e M5S»

Roma, caso Ama, Bina ai magistrati: «Le nomine decise da Romeo e M5S»
di Lorenzo De Cicco
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Domenica 10 Settembre 2017, 09:14 - Ultimo aggiornamento: 11 Settembre, 18:59

Mentre il M5S in Parlamento presenta mozioni per dire «no alla spartizione di poltrone e incarichi nelle partecipate secondo logiche clientelari», una delle sue esponenti di punta, Virginia Raggi, viene tirata in ballo col sospetto di avere «epurato» dei dirigenti che il Movimento Cinquestelle «non vuole vedere». A mettere a verbale quella che sembrerebbe un'ingerenza nelle nomine di Ama, la municipalizzata dei rifiuti di Roma, è l'attuale direttore generale, Stefano Bina. Il manager lombardo, arrivato nella Capitale ad agosto 2016 col placet della Casaleggio associati e tuttora in carica, è stato ascoltato dalla Procura di Roma il 19 dicembre, nell'ambito delle indagini che coinvolgono l'ex assessore all'Ambiente, Paola Muraro. Davanti ai pm, come persona informata sui fatti, Bina ricostruisce le riunioni riservate in Campidoglio, riporta le richieste che gli avrebbe fatto la sindaca per assegnare le poltrone della partecipata, con tanto di nomi e cognomi dei dirigenti sgraditi ai grillini, e riferisce dei «diktat», così li chiama, di Salvatore Romeo, l'ex capo segreteria allontanato dal Raggio magico il 16 dicembre, subito dopo l'arresto di Raffaele Marra.

«VANNO SPOSTATI»
Il 22 novembre scorso, racconta Bina ai pm, a Palazzo Senatorio si è svolta una riunione con la sindaca, Romeo e altri assessori tra cui la Muraro. Oggetto del vertice: le nomine all'interno dell'azienda dei rifiuti, 8mila dipendenti e un contratto di servizio col Comune da 12 miliardi di euro in 15 anni. «La Raggi - mette a verbale Bina - disse che c'erano dei nomi che il M5S non voleva vedere: Lopes, Zotti, Casonato e D'Amico». Quindi, riferisce Bina, la sindaca fa capire che questi manager «andavano spostati dove non avevano ruoli di primo piano». Bina confida ai pm di avere avuto più di una rimostranza, suggerendo alla fine di voler quantomeno scegliere «da solo» chi mettere al posto di quelli che definisce «gli epurati». Bina parla ovviamente anche del ruolo della Muraro, sostenendo che si trovasse in assessorato, per una riunione con l'ex amministratore unico Antonella Giglio, anche il 14 dicembre, cioè due giorni dopo avere presentato le dimissioni.
Il diggì di Ama, nominato dalla giunta M5S il 16 agosto 2016, parla anche di pressioni da parte di Salvatore Romeo. L'argomento è sempre lo stesso: le poltrone. L'ex capo segreteria della Raggi, secondo Bina, avrebbe appoggiato la nomina di un dirigente, suggerita dalla Muraro. «Io gli dissi che era coinvolto in Mafia Capitale, la Muraro iniziò a dire che non era vero... - dichiara Bina - e Romeo disse che siccome era una persona capace non poteva essere tenuta a fare la punta alle matite, così pretendono che venga messo a capo della Direzione Amministrazione e Contabilità», così come «insistettero» per l'incarico di un altro dirigente. Al termine del confronto, Bina dice che «non avrei accettato i loro diktat su quelli (i dirigenti, ndr) dipendenti da me».
Romeo viene citato dal direttore generale di Ama anche in un'altra occasione: proprio alla vigilia dell'arresto di Marra, l'ex fedelissimo di Raggi avrebbe chiesto conto a Bina di un esposto consegnato in Procura. «Il 15 dicembre - si legge nel verbale del diggì - Romeo viene in Ama dalla Giglio e poi insieme vengono da me. In quella circostanza mi fa presente che un giornale ha scritto che io avrei consegnato della documentazione a un Pm, chiedendomi se era vero. Io risposi di no, al che Romeo mi chiese di smentire la notizia. Ma risposi che si dovevano contentare della mia dichiarazione e che non intendevo smentire nulla».
L'IMPIANTO PRIVATO
La testimonianza del direttore generale di Ama fa capire che non è solo la Muraro a fare richieste sulla gestione dell'azienda comunale. Oltre a Raggi e a Romeo, Bina riporta anche le direttive dell'ex amministratore unico Antonella Giglio, scelta dai Cinquestelle a novembre 2016 e poi silurata a maggio. Giglio, secondo Bina, avrebbe chiesto di «fermare» un impianto tritovagliatore dell'Ama, suggerendo di attivare un contratto con una struttura simile ma di proprietà di un privato, la Colari riconducibile a Manlio Cerroni, l'ex ras di Malagrotta. Lasciando aperto un interrogativo inquietante: «La Giglio - dice Bina - non sa neanche cosa sia un tritovagliatore, era evidente che mi stava riportando le richieste di qualcun altro».