Lazio, la classifica degli ospedali

Lazio, la classifica degli ospedali
di Mauro Evangelisti
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Martedì 27 Giugno 2017, 07:53 - Ultimo aggiornamento: 07:56

Migliorano le prestazioni della sanità laziale, ma non in modo omogeneo in tutti gli ospedali. Si chiama Programma regionale di valutazione degli esiti degli interventi sanitari 2017 e serve a misurare la qualità del servizio offerto dagli ospedali prendendo in considerazione una serie di prestazioni campione. Bene, stando ai dati presentati dal governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, e dal direttore della cabina di regia della sanità, Alessio D'Amato, le valutazioni riferite al 2016 hanno molti elementi positivi ma anche alcuni negativi. Come la classifica delle strutture, con il peggioramento dell'Umberto I e del San Giovanni. Più nel dettaglio: sono in aumento le angioplastiche salvavita eseguite entro 90 minuti dall'accesso in ospedale (e questo è ovviamente un dato positivo), ma c'è una diminuzione gli interventi per fratture al collo del femore entro due giorni (e questo non va bene). Responsi positivi sui parti cesarei primari e sulle colecistectomie in laparoscopia con una degenza post operatoria sotto i tre giorni e i numeri relativi agli interventi oncologici al seno.

ESEMPIO
Prendiamo la frattura al collo del femore in pazienti anziani: tra il 2012 e il 2016 gli interventi eseguiti entro due giorni dall'accesso sono aumentati (dal 31 al 53 per cento) ma c'è una lieve diminuzione rispetto al 2015 (54, comunque in media nazionale). Nel Lazio sono circa 10.000 fratture di femore ogni anno: 2.500 persone in più negli ultimi 4 anni hanno avuto l'intervento nei tempi raccomandati dalle prove scientifiche, «con importanti effetti in termini di recupero funzionale, durata del dolore e rischio di complicanze». «Confrontato con il resto d'Italia, il Lazio, che quattro anni fa aveva valori medi molto al di sotto della media, è ora nella media nazionale». Spiega Zingaretti: «Migliorano la qualità delle cure, per fortuna, e c'è più giustizia nell'accesso, perché si riducono le differenze basate sul titolo di studio del paziente. Questi risultati non ce li ha regalati nessuno, sono figli della programmazione, figli del fatto di aver voluto mettere nei contratti dei direttori generali queste richieste per giudicare chi dirige la sanità. Oggi possiamo dire che anche quest'anno il processo di ricostruzione del sistema sta andando avanti positivamente».

LA GRADUATORIA
Altra statistica interessante: ogni anno nel Lazio si ricoverano per infarto acuto al miocardio 11mila pazienti, la mortalità a 30 giorni dal ricovero è passata dal 10 per cento del 2012 all'8 del 2016. Ma c'è un'altra rilevazione interessante: quella che mette a confronto gli ospedali. «Tendenzialmente il sistema va migliorando, però al suo interno c'è chi corre di più, chi meno», osserva D'Amato. Il peggiore, in provincia di Roma, nel lotto delle strutture prese in considerazione da queste rilevazioni, è quello di Tivoli: le valutazioni sono classificate come molto basse per quattro settori (osteomuscolare, respiratorio, sistema nervoso, chirurgia generale) e c'è un peggioramento rispetto all'anno precedente. Chi migliora tra gli ospedali romani? Sant'Andrea, Gemelli, Sant'Eugenio, Policlinico Casilino, Campus Biomedico e Santo Spirito. Stabili (o con lievi miglioramenti) San Camillo-Forlanini (segno più per l'area gravidanza e parto), Tor Vergata (bene l'area chirurgia oncologica ma peggiorano chirurgia generale e cardiocircolatorio) e Pertini (migliora cardiocircolatorio, peggiora osteomuscolare). Quali ospedali peggiorano? Il San Giovanni Addolorata (aree respiratorio e osteomuscolare) e Umberto I (male osteomuscolare, chirurgia generale e gravidanza e parto). A Ostia segno meno per l'area cardiocircolatorio e male chirurgia generale.

 
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