L'affitto scandalo di via Giolitti, per ventidue centesimi al mese

L'affitto scandalo di via Giolitti, per ventidue centesimi al mese
di Lorenzo De Cicco
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Domenica 14 Febbraio 2016, 16:25 - Ultimo aggiornamento: 16:27
Al proprietario sarà sembrato di sicuro un affare: 22 centesimi per un negozio in via Giolitti, davanti alla stazione Termini, una delle strade più frequentate della città. Come certi fortunati che vincono alla lotteria però, anche il locatario di questo immobile di proprietà del Comune, non vuole farsi scovare dai giornalisti. A rispondere alle domande di chi si affaccia nel negozio, un alimentari, sono dei cittadini di nazionalità nigeriana. Il primo a parlare è James, originario di Ibadan, che mette subito le mani avanti: «Io sono solo un commesso, non sono il proprietario né il gestore». E il gestore, chi è? «È nigeriano anche lui, ma non è qui. È tornato nel nostro paese per qualche giorno». Ma neanche il tempo di completare la frase e dal retrobottega emerge un altro nigeriano, più anziano. Alla domanda se sia lui il titolare dell'esercizio, fa sì con la testa. Però quanto paga d'affitto proprio non lo vuole dire. Neanche se sia lui l'intestatario del contratto con il Campidoglio oppure se sia un italiano a fare da “tramite” tra lui e l'amministrazione. Incassando la differenza tra il canone del subaffitto e i 22 centesimi da versare ogni mese al Comune, come risulta dagli elenchi del Dipartimento Patrimonio di Roma Capitale.

Proprio le irregolarità nei subaffitti e le divergenze tra gli intestatari delle licenze e gli effettivi gestori delle attività commerciali sono al centro dei controlli che i vigili urbani stanno effettuando in questi giorni, su input del commissario Tronca.

MADE IN CHINA
Via Giolitti è stata la strada più ispezionata, con oltre 10 attività oggetto di accertamento. Ed è qui che, al civico 121, gli agenti della Municipale hanno scoperto che un locale comunale è finito in gestione a una famiglia cinese, che l'ha trasformato in un negozio di abbigliamento. L'immobile comunale è stato inglobato al negozio affianco, di proprietà privata. Qualcuno ha buttato giù la parete divisoria. Ma chi? I cinesi che ci lavorano giurano che, a fare questi lavori, sono stati i precedenti inquilini. «Noi lo abbiamo già trovato così». Ai vigili che li sono venuti a trovare due giorni fa, dicono di avere già consegnato «tutti i documenti. Siamo a posto».

Dal Comune fanno sapere che le verifiche sono ancora in corso. Finora sono stati ispezionati 35 negozi, da Borgo Pio ai Fori Imperiali, passando per l'Esquilino e il Circo Massimo. Tutti i titolari degli esercizi sono giá stati convocati dalla Polizia locale e dovranno produrre, entro 5 giorni, la documentazione relativa agli immobili occupati. Ma il commissario straordinario di Roma, Francesco Paolo Tronca, ha chiesto accertamenti ad ampio raggio: sono almeno 150 le attivitá ospitate nei locali comunali che verranno controllate nelle prossime settimane. Venerdì gli agenti della Municipale ieri hanno acquisito la documentazione relativa a due hotel che affacciano su largo Corrado Ricci, a due passi dai Fori Imperiali, e che occupano spazi di cui è proprietaria l'amministrazione. I caschi bianchi hanno anche suonato al campanello di un'azienda di servizi che ha sede in piazza della Consolazione. Ed è stata monitorata l'area di Borgo Pio, a partire dai ristoranti.

«ANOMALIE SIGNIFICATIVE»
Lo stesso Campidoglio, pur con una certa cautela, ha ammesso che dai primi blitz della polizia locale «emergono anomalie significative, che devono essere opportunamente verificate»: irregolarità, abusi edilizi, canoni d'affitto mai aggiornati, attività aperte senza contratto. E ancora: «la non corrispondenza tra il titolare del contratto e l'effettivo esercente e la diversa destinazione d'uso rispetto al titolo giuridico». Entro mercoledì i negozianti controllati dovranno presentare le loro controdeduzioni.