Roma, l'opera di Kentridge sul Lungotevere oscurata dai chioschi bar

Roma, l'opera di Kentridge sul Lungotevere oscurata dai chioschi bar
di Laura Larcan
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Martedì 24 Maggio 2016, 10:47 - Ultimo aggiornamento: 11:00

Chissà se birra e kebab si potranno degustare sotto l'Arcangelo Michele, se hamburger e salsiccia saranno cotti sotto il corpo di Pasolini o l’happy hour con luci fluo sarà lanciato sotto Giulio Cesare. Insomma, si prefigurano più lamenti che trionfi per il colossale fregio di William Kentridge. Ci penserà la lunga sequenza di gazebo bianchi dell’imminente manifestazione estiva lungo il fiume ad oscurareTriumphs and Laments, l'epica opera site-specific del grande artista sudafricano che sfila sui 500 metri di muraglione sul Tevere. Non a caso, sulla banchina destra del fiume, tra Ponte Sisto e Ponte Mazzini, fervono i lavori. Ai piedi delle titaniche figure concepite da Kentridge per evocare miti, storia e personaggi della Roma millenaria, è tutto un via vai di operai e mezzi meccanici per montare i banchi della rassegna estiva che durerà, almeno da programma, circa quattro mesi. Il murale di Kentridge, tenuto a battesimo dal ministro della Cultura Dario Franceschini, doveva essere un punto d’attrazione turistica, cuore di una nuova valorizzazione delle sponde del Tevere, ma corre il rischio di finire semi-coperto per la durata di tutta l’Estate Romana. Un peccato. La pedana rialzata di legno che ininterrotta corre per centinaia di metri è stata già allestita. Gli scheletri in acciaio di bancarelle e chioschi pub sono stati ormai predisposti. Insomma, gli ingombri cominciano a prendere corpo. L’impatto è inevitabile. E rischia di rimanere soffocata anche una delle poche piste ciclabili funzionanti della città. Altro che mobilità sostenibile. Perplessità e critiche si stanno rincorrendo in queste ore sui social network, insieme alla denuncia da parte di Nathalie Naim consigliera uscente e pronta al bis al I Municipio. «Assurdo oscurare un’opera d’arte come questa, avrebbero invece dovuto mantenere un’area di rispetto completamente vuota, per l’arte e per i ciclisti».

IL NULLAOSTA
Come sottolinea la Naim, a fronte di una concessione decennale degli spazi demaniali sulle sponde del Tevere, il progetto di allestimento della kermesse, però, deve essere autorizzato ogni anno, di volta in volta, dalla Regione Lazio, dal Comune di Roma e soprattutto dalle Soprintendenze statali (Belle Arti e Paesaggio). Eppure, il nullaosta sembra essere fioccato senza lasciare libera la banchina. Col risultato che le bancarelle e i chioschi bar potrebbero interferire permesi con l’opera di Kentridge. Ma anche con lo spazio destinato alla pista ciclabile. «Se la morte di Remo è oltraggiata dal fumo degli arrosticini». Lo scrive in un post Giuseppe Teano uno dei promotori del movimento dei ciclisti a Roma che critica «l’orrenda pedana su cui monteranno i gazebo per l’estate», e non a caso parla di «Trionfi e sconfitte di Kentridge».

Il cantiere, ieri, non ha lasciato indifferenti neanche i residenti. «Mi sono affacciata e mi sembra un orrore. Bruttezza contro la bellezza - si lamenta Dina Nascetti presidente del Comitato Vivere Trastevere - Non riesco a capire come mai le strutture si stiano spingendo tanto verso Ponte Mazzini impattando inevitabilmente col fregio di Kentridge. Il bello è che la banchina opposta, sulla riva sinistra del Tevere, resta vuota. Ma qual è il criterio? Insomma, mi sembra una mercificazione di un’area che doveva restare libera». Laura Lar

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