Roma, il trapiantato morto, i consulenti: «Colpa del ritardo dell'aereo che ha portato il cuore»

Roma, il trapiantato morto, i consulenti: «Colpa del ritardo dell'aereo che ha portato il cuore»
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Giovedì 18 Gennaio 2018, 12:53 - Ultimo aggiornamento: 18:38
Ci sarebbe anche un «ritardo» dell'aereo che ha trasportato l'organo dallo scalo milanese di Malpensa a quello romano di Ciampino fra le concause della presunta inidoneità del cuore prelevato all'ospedale San Raffaele a un 48enne milanese deceduto e trapiantato a un sessantenne cardiopatico, poi morto nel settembre 2016 all'ospedale San Camillo di Roma. La valutazione emerge da una relazione dei consulenti tecnici dei familiari della vittima, finita agli atti del fascicolo del pm di Milano Antonio Cristillo. «Il volo da Malpensa a Ciampino - è il parere degli esperti nella consulenza di parte - è durato 100 minuti (cinque minuti in meno dell'andata), circa 40 minuti in più di un volo di linea». Un ritardo che, ad avviso dei tecnici, potrebbe avere avuto, insieme ad altre cause tra cui lesioni pregresse al cuore trapiantato, una «notevole valenza nel fallimento del trapianto».

L'aereo su cui è stato trasportato l'organo, secondo la consulenza di parte, era un King Air B 220, che ha una «velocità massima di 292 nodi (540 km/orari)» e che non possedeva «i requisiti richiesti in violazione sia del Decreto ministeriale che delle raccomandazioni del Cnt (Centro nazionale trapianti)». Intanto, dopo il deposito della consulenza dei familiari dell'uomo deceduto dopo il trapianto, è attesa per i primi di febbraio la relazione degli esperti nominati dalla Procura di Milano.

Nell'inchiesta, passata da Roma a Milano nei mesi scorsi, risultano indagati 5 medici, due del San Raffaele e 3 del San Camillo, con l'ipotesi di omicidio colposo.
Le nuove analisi disposte dalla Procura hanno lo scopo di far luce sulla tragica vicenda e su due tesi diametralmente opposte. Secondo una consulenza disposta dai pm romani e confluita nel fascicolo trasmesso a Milano, infatti, al sessantenne cardiopatico sarebbe stato trapiantato un cuore inidoneo. I medici legali, Massimo Senati e Francesco Alessandrini, dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma incaricati dalla magistratura capitolina di eseguire l'autopsia e di redigere la relativa relazione, avevano concluso che il donatore, in sovrappeso, avrebbe avuto due arresti cardiaci, ritenuti tra le cause, a loro dire, della «insufficienza funzionale dell'organo trapiantato». Tesi opposta, invece, quella dei medici del San Camillo, del San Raffaele e anche del Centro nazionale Trapianti, secondo i quali quel cuore era «perfetto»: prima del prelievo non era emersa alcuna evidenza di infarto o lesione ischemica.
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