L'aereo su cui è stato trasportato l'organo, secondo la consulenza di parte, era un King Air B 220, che ha una «velocità massima di 292 nodi (540 km/orari)» e che non possedeva «i requisiti richiesti in violazione sia del Decreto ministeriale che delle raccomandazioni del Cnt (Centro nazionale trapianti)». Intanto, dopo il deposito della consulenza dei familiari dell'uomo deceduto dopo il trapianto, è attesa per i primi di febbraio la relazione degli esperti nominati dalla Procura di Milano.
Nell'inchiesta, passata da Roma a Milano nei mesi scorsi, risultano indagati 5 medici, due del San Raffaele e 3 del San Camillo, con l'ipotesi di omicidio colposo.
Le nuove analisi disposte dalla Procura hanno lo scopo di far luce sulla tragica vicenda e su due tesi diametralmente opposte. Secondo una consulenza disposta dai pm romani e confluita nel fascicolo trasmesso a Milano, infatti, al sessantenne cardiopatico sarebbe stato trapiantato un cuore inidoneo. I medici legali, Massimo Senati e Francesco Alessandrini, dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma incaricati dalla magistratura capitolina di eseguire l'autopsia e di redigere la relativa relazione, avevano concluso che il donatore, in sovrappeso, avrebbe avuto due arresti cardiaci, ritenuti tra le cause, a loro dire, della «insufficienza funzionale dell'organo trapiantato». Tesi opposta, invece, quella dei medici del San Camillo, del San Raffaele e anche del Centro nazionale Trapianti, secondo i quali quel cuore era «perfetto»: prima del prelievo non era emersa alcuna evidenza di infarto o lesione ischemica.
© RIPRODUZIONE RISERVATA