Roma, il racket delle pompe funebri: nei guai Gramazio e il padre

Roma, il racket delle pompe funebri: nei guai Gramazio e il padre
di Adelaide Pierucci
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Venerdì 12 Gennaio 2018, 08:17 - Ultimo aggiornamento: 13:22
La scrivania e i depliant con le bare in copertina. Illustrazioni con corone di fiori, loculi e tombe. Per accaparrarsi con facilità l'organizzazione di un funerale, dentro la camera mortuaria del San Camillo venivano allestiti pure uffici (abusivi) di pompe funebri. E i becchini che giravano tra le celle frigorifere lo sapevano, quando arrivava un nuovo morto dai reparti bisognava dirottare i familiari là per ottenere la loro parte nella cresta sul funerale. Più funerali, più micromazzette. L'ammontare della bustarella per il singolo deceduto è rimasto, però, un mistero, come ha specificato il pm Erminio Amelio, nella richiesta di rinvio a giudizio che punta a portare a processo 42 indagati, tra addetti del settore, dirigenti Asl e politici in cerca di sponsor, come i Gramazio, padre e figlio. Ma la procura un altro calcolo lo ha fatto: i gestori della camera mortuaria del San Camillo incassavano solo dai titolari della ditta di Onoranze funebri Cattolica 2.000 un bel gruzzolo: ventimila euro ogni mese. Un business allargato e consolidato, però, che non ha riguardato per anni solo l'ospedale di Monteverde. Ma anche il Sandro Pertini, il Sant'Eugenio e il Cto con altre situazione di oligopolio. E che ora rischia di portare all'apertura di un maxi processo. La procura che ha appena tirato le fila dell'inchiesta sulle spartizioni nel mercato funebre negli ospedali romani contesta l'associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, ma anche l'abuso d'ufficio.

Il quadro giudiziario varia dal rinnovo tacito di contratti per la gestione delle camere mortuarie al dirottamento dei deceduti dei relativi ospedali alle solite ditte di pompe funebri con tanto di impiegato acchiappaclienti interno. E poi il giro di mazzette di sottofondo. In prima linea nella lista degli imputati i titolari di agenzie funebri, a partire dal patron della Taffo, il magnate del settore, Luciano Giustino Taffo e i figli Daniele e Alessandro; dirigenti del San Camillo Forlanini e relativi tecnici di anatomia patologica, direttori generali (come Aldo Morrone del San Camillo), e top manager delle Asl RmA, RmB, e RmC.

I POLITICI
Un'inchiesta che rischia di riportare a processo Luca Gramazio, l'ex consigliere comunale e regionale Pdl, di recente condannato a 11 anni di carcere nell'inchiesta sul Mondo di mezzo. Gramazio Junior figura tra gli indagati insieme al padre, l'ex senatore Domenico Gramazio, per concorso in corruzione elettorale. Avrebbero lasciato che i Taffo foraggiassero la campagna elettorale in favore di Luca candidato alla Pisana del 2013 con la promessa di assicurare alla famiglia un contratto con la clinica Ini, ossia l'Istituto neurotraumatologico italiano, per le sedi di Grottaferrata e Canistro. L'indagine, firmata anche dall'aggiunto Paolo Ielo, ha coinvolto anche l'ex consigliere regionale del Gruppo Misto (ma vicino alla destra) Antonio Paris, che rischia ora di finire a giudizio con l'accusa di concorso in abuso d'ufficio continuato e aggravato.

I FUNZIONARI
Con l'appoggio di alcuni funzionari regionali, tra cui Vittorio Bonavita e Sabrina Cenciarelli della Asl Rm B, avrebbe avallato il rinnovo tacito di contratti dell'agenzia funebre Cattolica 2000 dell'amico Massimo Fefè «grazie alla disponibilità», riporta il capo di imputazione «loro offerta dei locali della camera mortuaria del Sandro Pertini, a discapito delle altre imprese del settore». A spartirsi l'oligarchia la Service One, la Cattolica 2000, e la Fasida. «Una indagine complessa», secondo l'avvocato Mauro Murano, difensore di un funzionario Asl «che però nel tentativo di stroncare il deplorevole accaparramento dei servizi funebri rischia di coinvolgere persone estranee».
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