Giubileo, dossier appalti: «Irregolari nove su dieci»

Giubileo, dossier appalti: «Irregolari nove su dieci»
di Lorenzo De Cicco
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Mercoledì 28 Settembre 2016, 10:45 - Ultimo aggiornamento: 30 Settembre, 13:29
Chi dovrebbe invocare «misericordia», forse, sono gli impiegati comunali di Roma. Almeno quelli che si sono occupati degli appalti del Giubileo. Perché i controlli dell'Autorità nazionale Anticorruzione sono stati spietati: il 95% delle gare approntate dal Campidoglio per l'Anno Santo straordinario è stato bocciato dal pool di Raffaele Cantone. Praticamente tutte le procedure non hanno superato i controlli preventivi, tra ribassi spropositati, frazionamenti anomali dei lotti, opacità nell'applicazione delle norme per il rispetto della concorrenza. Una raffica di irregolarità, a volte corrette dagli uffici comunali dopo le reprimenda dell'Anac, a volte no, finite in un rapporto elaborato dall'Unità operativa speciale della Guardia di finanza che collabora con l'Authority.
DIPENDENTI IMPREPARATI
Ma è la proporzione a impressionare: oltre 9 atti su dieci contenevano anomalie ed errori. A volte solo «materiali». E questo è uno degli aspetti forse meno gravi ma più inquietanti della vicenda: gli accertamenti dell'Anticorruzione hanno svelato una ridda infinita di imprecisioni, sviste, «vizi formali» nella stesura dei testi da parte dei dipendenti capitolini. Come se il Protocollo per la legalità, firmato da Anac e Roma Capitale il 21 settembre 2015, fosse stato completamente «ignorato» dagli uffici del Campidoglio.
Ecco spiegato, insomma, il flop dei lavori per l'Anno Santo. Il monitoraggio dell'Anac sullo stato dei lavori, a meno di due mesi alla fine dell'evento giubilare, dice che sui 146 interventi che facevano parte della delibera iniziale, solo per 49 sono state avviate le procedure. E di queste, ce ne sono ancora 19 che devono essere aggiudicate. Bloccate nell'iter di correzione a carico del Comune.
Oltre 30 procedure su 49 presentano ribassi di oltre il 40% rispetto alla base d'asta. E più volte l'Anac è stata costretta a evidenziare che gli importi troppo sottodimensionati possono mettere a rischio «la qualità dei lavori». Altre volte, come per l'appalto per riparare le buche del Lungotevere, è stato contestato il frazionamento eccessivo dei lotti, per aggirare la soglia minima che obbliga a indire un bando europeo. Anziché mettere a gara una commessa unica, in sostanza, si è scelto di creare micro-appalti, da numero civico a numero civico. Con molti meno paletti per l'assegnazione.
Per i lavori di piazzale Ostiense e Porta S. Paolo, l'aggiudicatario selezionato dal Campidoglio è stato costretto a rinunciare. Il motivo? Non ha potuto dimostrare di avere pagato regolarmente le tasse.
MERCATO FALSATO
In 6 procedure - da piazza Stazione di S. Pietro a viale di Porta Ardeatina - l'Anac ha scoperto legami non dichiarati tra le imprese che concorrevano al bando. Ditte candidate allo stesso lotto, riconducibili allo stesso proprietario. Un'irregolarità che rischiava di falsare l'esito delle gare. Per altre 16 procedure invece le ditte aggiudicatarie avevano imprese sorelle, di uno stesso titolare, negli elenchi del Comune. E questo prendendo solo in esame gli affidamenti superiori ai 40mila euro.
Quello che emerge è un quadro allarmante. Perché la torta, l'importo complessivo dei 49 appalti, supera i 70 milioni di euro. E senza la sperimentazione che ha consentito all'Anac di monitorare preventivamente tutte le gare, quasi tutti i fondi sarebbero stati assegnati irregolarmente senza colpo ferire.