Roma, gigolò rapinò un docente e lo massacrò a colpi di spranga: condannato a tredici anni

Roma, gigolò rapinò un docente e lo massacrò a colpi di spranga: condannato a tredici anni
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Sabato 10 Dicembre 2016, 08:15 - Ultimo aggiornamento: 11 Dicembre, 12:34
Lo massacrarono con una spranga. Poi, lo derubarono e fuggirono, abbandonandolo in fin di vita nel suo appartamento all'Esquilino. Ora, uno degli aggressori di Alberto Paris, medico e docente universitario della Sapienza, è stato condannato a 13 anni e 8 mesi di reclusione. Si tratta di Valsile Zbranca, ventunenne romeno. Il giudice ha acconto la richiesta del pm Giovanni Battista Bertolini, che contestava all'imputato il tentato omicidio a scopo di rapina. Nei confronti dei complici del giovane, gli inquirenti procedono in un altro fascicolo. Li stanno ancora cercando, quasi certamente sono fuggiti all'estero. Zbranca, invece, era stato arrestato nel settembre dello scorso anno, a 7 mesi di distanza dall'aggressione avvenuta in via Leopardi. Nel capo d'imputazione si legge che «in concorso con due connazionali, aggredendo con ripetuti pugni al viso e alla testa, compiva atti diretti in modo non equivoco a cagionare il decesso della vittima», che a causa del pestaggio era finita in coma e porta tuttora sul volto i segni dell'aggressione. I tre avevano anche rubato al professore soldi e alcuni smartphone.
I fatti risalgono al 10 febbraio dello scorso anno. Un amico di Paris deve pranzare con lui, ma non riesce a contattarlo. Preoccupato, si reca a casa sua e lo trova esanime sul letto. Il professore, attivista dei diritti gay, ha i denti rotti e il volto coperto di sangue. Viene portato in ospedale, le sue condizioni sono gravi. Finisce addirittura in coma. In Procura scatta un'inchiesta. Gli inquirenti scoprono che il docente potrebbe aver fatto entrare gli aggressori di proposito. In altre occasioni aveva infatti invitato a casa alcuni giovani stranieri, in particolare dell'Est. Le ricerche si concentrano da subito sui ragazzi che si prostituiscono nei pressi della stazione Termini.
IL RACCONTO
Dopo alcuni mesi, Paris si risveglia dal coma e inizia a raccontare come sono andati i fatti. Ricorda pochissime cose di quel pomeriggio: la sua memoria si arresta alle 13,30, poco prima di varcare la soglia di casa. Nel frattempo, gli inquirenti hanno disposto le intercettazioni dei telefoni di alcuni sospettati. In pochi giorni arriva la svolta. «Ma quello non è morto, no?», dice uno straniero. «Ha cominciato a parlare il dottore si è ripreso e parla», risponde preoccupato l'interlocutore. Gli investigatori della sezione omicidi della Squadra Mobile e del commissariato Esquilino stringono il cerchio. In settembre arrestano Zbranca: si nascondeva in un edificio abbandonato a Cinecittà. I complici, invece, potrebbero essere fuggiti. Lo straniero viene processato con rito immediato. Ieri, l'ultima udienza e la condanna.
Michela Allegri
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