Diritti, la comunità gay lancia un appello a Renzi e alla Leopolda: Ascoltateci

La testa del corteo che ha sfilato in Centro
di Marco Pasqua
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Sabato 12 Dicembre 2015, 17:45 - Ultimo aggiornamento: 13 Dicembre, 14:45

Hanno sfilato per chiedere, ancora una volta, di avere gli stessi diritti delle persone eterosessuali. Lo hanno fatto oltre e "fuori" dal Gay Pride – lo strumento tradizionalmente utilizzato dalla comunità Glbt per portare all'attenzione dell'opinione pubblica le proprie rivendicazioni - con una “marcia dei diritti”, senza carri e senza musica (ma anche senza i grandi numeri della sfilata annuale rainbow) che ha lanciato il suo messaggio di uguaglianza soprattutto all'indirizzo del premier, Matteo Renzi. Un migliaio di persone, per gli organizzatori, hanno sfilato dal Colosseo fino a piazza Madonna di Loreto. E questo nelle stesse ore in cui a Vicenza, in occasione di un'analoga iniziativa, il movimento neofascista di Forza Nuova ha distribuito adesivi omofobi che recitavano “Omosessuale malato mentale”.

«Siamo soddisfatti delle adesioni – dice subito Andrea Maccarrone, tra i promotori di questo corteo – e crediamo che questo nuovo strumento possa coinvolgere sempre più persone. Avevamo la necessità di farci sentire, di rompere il silenzio e riprenderci la voce che ci spetta nel dibattito pubblico che riguarda i nostri diritti, i diritti di almeno tre milioni di cittadine e cittadini lesbiche, gay, bisessuali, trans, intersessuali, i diritti delle donne e di tutte le convivenze etero e omosessuali, i diritti delle nostre famiglie e delle nostre figlie e figli». Fra i promotori figurano Anddos- Gaynet Roma, l'associazione Lista lesbica Italiana, Gaycs, I Mondi Diversi, Uaar Roma, ma vi hanno aderito, tra gli altri, ArciGay Roma, le Famiglie Arcobaleno, DìGayproject. Manca il Mario Mieli. «Non possiamo più accettare - affermano i promotori - che il confronto politico e nei media sui temi che riguardano le nostre vite si svolga sulle nostre teste senza coinvolgerci». Alla testa del corteo uno striscione con la scritta “Scateniamoci”, e il simbolo di una catena che viene spezzata. E' la catena del pregiudizio e dell'omofobia che cinge ancora le vite di moltissimi gay. «Sono qui per solidarietà – dice Eva Grimaldi – non è possibile che questo governo non abbia fatto nulla per le persone omosessuali. Alla Leopolda non è stata detta una parola su questi temi». E sono in tanti quelli che si rivolgono a quanti sono riuniti, in questi giorni, alla Leopolda. Rosario Coco, Vanni Piccolo, Imma Battaglia, Gianpaolo Silvestri, storici attivisti, guidano il corteo. «Renzi alla Leopolda non pensa ai gay», dicono. Mentre c'è chi spiega, cartello alla mano, di essere lì anche per solidarietà verso il clero: “Preti gay lottiamo anche per voi”. Gli studenti romani invitano, con un maxistriscione, a “liberarsi da ogni pregiudizio”. «Basta col gender basta menzogne, omofobi fascisti tornate nelle fogne», urlano in coro i ragazzi. «Era giusto esserci», dice la consigliera regionale Marta Bonafoni, di Sel, unica rappresentante della Pisana in piazza.

Non sarà l'ultimo appuntamento di questo movimento, per adesso senza un nome, che manifesterà per far sentire la propria voce sui temi più cari alla comunità Glbt. «Questa è una marcia per la libertà, per la laicità, per i diritti civili, e contro la violenza di genere e omotransfobica – dice Tiziana Luise, di Associazione Lista Lesbica Italiana - ed è una iniziativa che coinvolge anche realtà non Gblt tra cui sindacati, associazioni di studenti e coordinamenti di genitori democratici.
Vogliamo mantenere viva l'attenzione sull'urgenza di regolarizzare le unioni civili». Fabrizio Marrazzo, portavoce del Gay Center, guarda avanti e annuncia le altre iniziative: «Da gennaio l'Arcigay Nazionale ha promosso una serie di manifestazioni, in tutte le città italiane, per tornare a chiedere pari diritti».  

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