A poche ore dalla scarcerazione su cauzione di Giancarlo Tulliani da parte delle autorità di Abu Dhabi, il 57enne “re delle slot machine” catanese Francesco Corallo – suo coindagato per riciclaggio internazionale e arrestato il 13 dicembre dello scorso anno nelle Antille Olandesi, nella sua villa di Saint Martin – ha subìto un nuovo “colpo” da parte della Guardia di finanza: su disposizione del Tribunale di Roma, i militari dello Scico (il Servizio centrale investigazioni criminalità organizzata) delle Fiamme gialle gli hanno sequestrato esercizi commerciali disseminati nella Capitale, a Viterbo e a Treviso per un controvalore da 75 milioni di euro.
In totale, è stato dunque messo “nel congelatore” a questo protagonista assoluto dei noti Panama Papers – da diversi mesi ormai estradato in Italia, dov’è sottoposto all’obbligo di dimora sul territorio comunale capitolino – un patrimonio da 187 milioni, considerando che appunto l’anno scorso all’imprenditore erano già stati sequestrati beni per 112 milioni di euro.
Tra le aziende (praticamente tutte sale giochi e “sale slot”) sequestrate in queste ore a Corallo figurano Global Starnet, l’olandese Happy Games club, Bingo Plus Giocolegale, Skill Plus Giocolegale e Bplus Servizi (quest’ultima, impresa in liquidazione).
Il gip del Tribunale di Roma ha poi nominato amministratori giudiziari Giovanbattista Oranges e Donato Pezzuto che hanno il compito di assicurare l’amministrazione dell’azienda, garantendo la continuità della gestione nonché il mantenimento dei livelli occupazionali.
Sempre le stesse le accuse nei confronti dell’imprenditore: maxievasione fiscale, riciclaggio e peculato. Sì, perché Francesco Corallo in realtà avrebbe un amplissimo debito verso l’Erario, che avrebbe però tentato di “coprire” con un complesso meccanismo di scatole societarie.
Nell’economia di questo caleidoscopio societario, la Global Starnet sarebbe il cuore del money laundering, effettuato indirizzando imponenti flussi di denaro ad altre aziende del suo gruppo imprenditoriale prevalentemente basate all’estero, incluse società off-shore; somme davvero ingenti, parte delle quali secondo la Procura romana sarebbe stata utilizzata per l’acquisto della casa di Montecarlo di Tulliani.
Stavolta, l’azienda-chiave di Corallo con sede nella City è stata “messa in freezer” per via delle trattative in corso per la sua cessione: un appiglio afferrato al volo dai magistrati per contestare la futura maggior difficoltà dello Stato, in caso di compravendita, rispetto al recupero delle risorse indebitamente sottratte all'Erario.
Secondo i magistrati capitolini, Francesco Corallo tirerebbe i fili di una complessa associazione a delinquere transnazionale e, negli anni, avrebbe lucrato indebitamente oltre 215 milioni di euro. Sullo sfondo, rimane il pedigree criminale della famiglia: Gaetano Corallo, padre di Francesco e capostipite dell’ “impero delle videolottery”, era considerato dagli investigatori vicinissimo a uno dei più potenti boss etnei di sempre, Nitto Santapaola, e fu anche condannato per 416 (associazione a delinquere “semplice”, insomma non di stampo mafioso).
Roma, nuovi guai per il re delle slot machine: sequestrati altri 75 milioni di euro a Corallo
di Mario Meliadò
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Martedì 19 Dicembre 2017, 11:47 - Ultimo aggiornamento: 20 Dicembre, 14:33
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