La beffa di Trevi, una vergogna da fermare subito

di Paolo Graldi
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Mercoledì 26 Aprile 2017, 00:08 - Ultimo aggiornamento: 00:10
Potrà apparire perfino eccessivo, esagerato, occuparsi in un commento di prima pagina di una sessantenne colta d’improvviso dal ghiribizzo di tuffarsi - vestita, va precisato - nella Fontana di Trevi. Un lampo di esibizionismo subito verbalizzato da due vigili urbani.

Un gesto senza arroganza, stavolta, represso con una multa di 450 euro, la nuova tariffa: forse, chissà, pagata al ritorno a casa. Il gesto, solo in apparenza veniale, tuttavia si iscrive in una serie di episodi simili i quali, nell’insieme, formano un fenomeno in espansione allarmante, da stroncare con determinazione.

La moda, chiamiamola così, di farsi il bagno nel vascone delle monetine beneauguranti ha precedenti illustri e lo stesso Fellini spingendovi Anitona Ekberg e Marcello Mastroianni si lasciò ispirare dalle cronache del tempo per la sua Dolce Vita.

Il fatto è che ogni giorno ormai ci si imbatte nell’esibizionista di turno: l’altro giorno il tuffo è stato firmato da un tal Adrian Pino Olivera, sedicente performer spagnolo. 

Lui si è offerto nudo alle migliaia di turisti che cingono in permanenza la fontana e a sua volta aveva imitato un’altra esibizione di un altro nudista improvvisato. La mano pesante delle contravvenzioni, ormai è chiaro, non dissuade nessuno forse perché l’idea di non pagarle prevale su qualsiasi altra deterrenza. 

Lo stesso fenomeno, ed ecco perché il problema va a incidere sul decoro della città, si manifesta con esemplare regolarità alla Barcaccia di Piazza di Spagna e più ancora copiosamente alle fontane di piazza Navona dove va forte anche l’idea di improvvisati pediluvi. 

Cinquantotto verbali il bilancio provvisorio dall’inizio dell’anno. E allora, c’è qualcosa che va oltre l’ignoranza, l’irriverenza, la stupidità verso monumenti che meritano rispetto e ammirazione: si fa strada l’idea che in questa città che è considerata ed è in effetti la più bella del mondo ci si possa comportare a proprio piacimento, gozzovigliando sulle scalinate di Trinità dei Monti, abbandonando rifiuti, cartacce, vuoti a perdere. 

Lanciata da Gianni Bulgari e Gianni Battistoni, autorevoli paladini del centro storico, l’idea di chiudere con una cancellata la storica scalinata, capolavoro del 1726 di De Sanctis ma in Campidoglio hanno storto il naso, considerando l’idea inattuabile. 

Con piglio meno muscolare c’è chi ha proposto, come Silvana Di Capua, dell’associazione abitanti del centro storico, di rifondare la segnaletica dei divieti, avvertendo in diverse lingue i turisti ignoranti e insensibili agli ideogrammi. 

Come tutte le buone intenzioni anche questa dei cartelli più espliciti va rispettata ma a questo punto, con la bella stagione alle porte e la città che apre il suo magnifico cielo di giorno e di notte, ci verrà dell’altro e che altro per raggiungere qualche apprezzabile risultato. 

Sì, perché, i fischietti dei vigili e l’accoppiata con agenti di polizia (nel caso di risposte violente, non rare) non bastano più ad affermare un principio elementare. 

Altrove, si potrebbe dire ovunque all’estero, nelle capitali e nei centri, il decoro dei comportamenti viene considerato un valore la cui violazione produce un forte e diffuso sentimento di disapprovazione, un moto di ripulsa e la richiesta, nel caso di trasgressioni, di punizioni davvero pesanti. 

È vero che la mole dei problemi irrisolti, dalle buche assassine al traffico strangolato da sé stesso, e adesso pure dall’invasione di topi e cinghiali, in materia di vivibilità della città e del senso di disagio diffuso dei suoi abitanti, ancorché occasionali come i turisti, suggeriscono una composita e ampia lista delle priorità: ma la vera priorità è quella di farsi carico del problema del decoro con determinazione, studiando una strategia complessiva capace di riverberarsi nei mille risvolti offesi e maltrattati dall’incuria e dal degrado. 

Ecco allora che la questione non riguarda la patetica sessantenne che si è esibita nell’acqua della Fontana di Trevi. Un evento che si ripete e non si stronca diventa un fenomeno. E questo è un argomento da prima pagina.

 
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