Tutti chiamano, anzi chiamavano alla direzione di Equitalia per capire come chiudere i conti, subito e senza ulteriori aggravi. Nulla di penalmente rilevante, ma «favori tra personaggi di potere», come li ha definiti il gip Paola della Monica nelle motivazioni con cui ha appena spedito a giudizio sei indagati, tra cui Gabriella Alemanno (sorella dell'ex sindaco) in veste di vicedirettore dell'Agenzia delle entrate, e condannato Migliaccio, un manager tentacolare sempre pronto ad aiutare. L'inchiesta del pm Stefano Fava ricostruisce le attività in Equitalia fra il 2011 e il 2014 dove i vertici si rendono disponibili per rateizzare il debito di imprenditori e amici. Lotito, Pomicino, senatori, segretarie di politici e prefetti, giudici e giornalisti non sono indagati nell'inchiesta, ma scorrendo le intercettazioni raccolte nelle oltre mille pagine del fascicolo si tratteggia una sorta di tam-tam sulle cartelle esattoriali. «Quello che si legge nelle intercettazioni - scrive il gip in riferimento in particolare ai sei indagati a giudizio (tre manager Equitalia e tre imprenditori) con un linguaggio neanche allusivo è un continuativo contesto di favori tra persone di potere, il mercimonio della pubblica funzione per interessi economici e personali».
FAVORI AI VIP
Imprenditori, noti avvocati, professionisti, politici, appartenenti alle forze dell'ordine, tutti chiedono un favore ai vertici di Equitalia e agli impiegati infedeli «anche promettendo qualcosa». Pure Lotito chiama Migliaccio. Parlano di posizioni debitorie e della SS Lazio, «gravata da un debito - si legge - di cento milioni di euro con rateizzazione cinquantennale e rata annuale». A lui Lotito spedisce anche amici. «No, no; se poi è una persona sua - gli dice Migliaccio - ci mancherebbe altro, la garanzia ce l'abbiamo». Migliaccio viene mobilitato pure per risolvere una cartella esattoriale interna, una montagna di multe alla macchina presidenziale. Il collega, però, si raccomanda: «Perché se poi andiamo a finire sui giornali, ci fanno a pezzi».
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