Donna dimenticata in bagno senza ossigeno, la figlia: «Mia madre non doveva morire così»

Donna dimenticata in bagno senza ossigeno, la figlia: «Mia madre non doveva morire così»
di Michela Allegri
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Domenica 22 Giugno 2014, 10:23 - Ultimo aggiornamento: 23 Giugno, 11:27

Nonostante siano passati quasi tre anni, quando parla di mamma Lucia, Mattia Cucinotta ha ancora la voce rotta dal pianto.

«E' una situazione difficile, brutta. Una storia quasi inverosimile» racconta. Nelle sue parole, l'emozione lascia spazio allo sdegno. Perchè lei, insieme ai fratelli Giovanni e Carmen, e al padre Giuseppe, è stata accanto fino all'ultimo alla madre, Lucia Calò, che a 60 anni e con il fisico provato da un tumore maligno è deceduta sola, rinchiusa in un bagno dell'Ospedale Israelitico, in cui era ricoverata

L'infermiera che doveva assisterla si è dimenticata di lei, staccando dal turno di lavoro dopo avere accompagnato la paziente ai servizi e scordandosi che la donna, per sopravvivere, aveva bisogno di stare attaccata ad una bombola di ossigeno 24 ore al giorno.

Ora, l'operatrice sanitaria è finita sotto processo per omicidio colposo, ma i familiari di Lucia non riescono a darsi pace. «Se ci penso, di notte non dormo» continua Mattia, che ha 43 anni ed è la minore dei tre fratelli. «Mamma stava male da tanto tempo, eravamo preparati a dirle addio. Ma non in questo modo. La cosa peggiore è che abbiamo scoperto la verità quando avevamo già fatto il funerale».

IL DECESSO

Il 2 ottobre del 2011 i familiari di Lucia vengono convocati in ospedale. «Abbiamo trovato mia madre senza vita, sdraiata nel letto della sua stanza. Un dottore mi ha detto di stare tranquilla, perchè mamma se ne era andata nel sonno e non aveva sofferto. Penso che non sapesse nemmeno lui come erano andate le cose, anche perchè all'Israelitico hanno sempre curato mia madre nel migliore dei modi, erano affettuosi e presenti» ricorda la figlia. Dopo sette giorni, Mattia viene raggiunta da una telefonata: in Procura hanno aperto un'inchiesta sul decesso di Lucia, è necessario riesumare la salma.

«Solo allora abbiamo saputo che mia madre era morta da sola, che un'infermiera era stata negligente e l'aveva accompagnata al bagno senza poi assisterla, sospendendole l'ossigenoterapia che per lei era vitale. Il direttore generale del nosocomio dopo avere scoperto i fatti ha sporto denuncia. E' stato un colpo al cuore» racconta la donna. E pensare che, nei giorni precedenti, Mattia aveva raccomandato a tutti i medici di prestare attenzione: «Perché mamma non riusciva a camminare. Sapevano che non poteva staccarsi dalla mascherina di ventilazione e quando la scortavano al bagno utilizzavano un respiratore portatile». Lucia sarebbe dovuta restare tra le corsie dell'Israelitico per poco tempo: «Era stata ricoverata per una crisi respiratoria, ma l'avevano curata molto bene e quindi, nonostante la malattia, mamma sarebbe stata dimessa presto. La sera dell'1 ottobre sono stata con lei fino a tardi, le ho dato un bacio in fronte e me ne sono andata. Aveva tanta paura di soffrire, ma era serena - continua la figlia - sarebbe potuta morire tra le braccia delle persone che amava, e invece era sola, nel bagno di un ospedale. Una fine del genere non è giusta, non è dignitosa».

IL PROCESSO

Ora, l'infermiera accusata di avere abbandonato la paziente è stata rinviata a giudizio per omicidio colposo. La Procura aveva chiesto l'archiviazione del caso, ma il gip ha accolto l'opposizione presentata dall'avvocato Michele Gentiloni Silveri, che difende i familiari della degente. «Quella donna non la conosco, non la posso giudicare come persona - dice Mattia a proposito dell'operatrice sanitaria - so solo che il suo dovere era quello di assistere mia madre. E invece la ha abbandonata. Questo atteggiamento andrebbe punito».

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