Roma, molestie ai bambini, condannato Don Ruggero

Roma, molestie ai bambini, condannato Don Ruggero
di Adelaide Pierucci
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Sabato 14 Marzo 2015, 06:15 - Ultimo aggiornamento: 09:47
Nessuno sconto. Condanna anche in Cassazione per Don Ruggero Conti, l'ex parroco di Selva Candida in odore di pedofilia. La Suprema Corte ha confermato la condanna in appello a 14 anni di reclusione per violenze sessuali su minori. Lo riferisce con una nota la stessa chiesa alla quale faceva riferimento il religioso.



«La diocesi di Porto-Santa Rufina - scrive il vescovo di zona Alberto Mazzola - nel prendere atto della decisione, con doveroso rispetto per l'accertamento giudiziale e profonda tristezza per la condotta del sacerdote, rinnovano la più sentita vicinanza a tutte le vittime di questa grave e penosa vicenda». Don Ruggero, ora detenuto, era finito in una delicata inchiesta del sostituto procuratore Francesco Scavo con l'accusa di aver abusato, tra il 1998 e il 2008, di sette adolescenti che partecipavano o avevano partecipato ai gruppi parrocchiali nella chiesa della “Natività di Maria Santissima” dove il sacerdote svolgeva la missione.





Nei confronti di don Conti, soggetto a divieto dell'esercizio pubblico del ministero nel 2008 e sospeso “a divinis” nel 2011, si è «conclusa la prima fase del processo canonico». «La Congregazione per la Dottrina della Fede - aggiunge il vescovo - stabilirà i passi successivi. L'intera chiesa diocesana è ora chiamata ad un percorso di preghiera, di solidarietà fraterna e di rinnovamento per continuare ad operare per la crescita dei bambini e dei ragazzi perché nessuno di loro abbia a soffrire violenza da parte di chi è chiamato ad essere per tutti punto di riferimento e padre».



IN APPELLO

Parole dure che hanno richiamato quelle altrettanto chiare dei giudici di appello. «Senza il riconoscimento, da parte dei giudici di primo grado, della continuazione del reato - avevano scritto - la pena per Don Ruggero Conti avrebbe raggiunto il massimo legale: trent'anni». Ed è proprio con questa conclusione che il processo di secondo grado, concluso nel 2013, aveva negato al sacerdote, riconosciuto colpevole di aver abusato di cinque bambini, la concessioni delle attenuanti generiche. Don Ruggero aveva ottenuto comunque una riduzione della condanna: da 15 anni e 4 mesi inflitti in primo grado a 14 anni e 2 mesi, da ricondurre alla maturata prescrizione, avevano però sottolineato i giudici della terza sezione di appello, presidente Ernesto Mineo. «Non è meritevole di attenuanti generiche - fu la conclusione dei magistrati - un sacerdote che abusa di bambini che segue per preparare alla Prima Comunione o che dimostra loro che è possibile avere denaro assoggettandosi alle brame sessuali di un adulto. Dire altro, sembra superfluo».



«La fictio iuris della continuazione», per i magistrati, non era immaginabile. «Per rispetto della verità processuale può solo affermarsi che don Ruggero Conti, evidentemente soggetto ad inclinazioni sessuali non era in grado di tenere a freno tali impulsi, e delinqueva e gravemente. Ma non si muoveva secondo un unico disegno criminoso», era stata la conclusione. Meglio poi chiarita: non si può dire che «il Conti faceva il prete per abusare dei ragazzini», ma che ne abusava quando non riusciva a frenare le sue anomale pulsioni sessuali, per questo calcolato reato dopo dato avrebbe meritato trent'anni. Ma visto che ad appellarsi é stato l'imputato ed era quindi impossibile, per legge, aggravarne la pena. Ora la Cassazione ha confermato che lo scandalo che aveva travolto il sacerdote della parrocchia di Selva Candida quindi non é stato «frutto di un complotto», ma dei suoi comportamenti.