Roma, disabili maltrattati nel centro lager, la mamma di un paziente: «Dovevo denunciarli prima ora ho paura per mio figlio»

Roma, disabili maltrattati nel centro lager, la mamma di un paziente: «Dovevo denunciarli prima ora ho paura per mio figlio»
di Raffaella Troili
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Martedì 9 Febbraio 2016, 08:04
«Uno dei ragazzi sul divano è mio figlio». Federica P. ha visto il video e scoperto che in quell'orrore c'era dentro.

Rabbia, impotenza, cosa si prova?
«Vedere che si riparava con le mani mentre quella donna lo colpiva con la scopa è stato doloroso. Ma adesso sono infuriata e disgustata. Come vado a dormire? Con che spirito? In che mani sarà?».

Ma non aveva mai avuto sospetti?
«Come no, avevo scritto mail, mandato foto, il direttore ha detto che è stato anche grazie a me che sono partite le indagini. Ora dico: stupida me che non ho fatto casino subito».

Cosa aveva notato in suo figlio?
«Si comportava in modo anomalo, era diventato aggressivo, me lo rimandavano a casa tutto sporco, le mutande da buttare, le scarpe rotte. E poi non sa più camminare, correre, vuol dire che lo tengono bloccato».
 

Solo questo?
«Una volta è tornato con dei lividi, un'altra con un morso intorno all'occhio. Soprattutto mi ha insospettito il fatto che se ti avvicini con la voce grossa si ripara la faccia con le mani. E io non l'ho mai toccato con un dito».

Voi genitori siete stati dalla dirigenza
«Una riunione lunga e tesa, ci costituiremo parte civile. Qualcuno vuol portar via i figli. Il direttore ha ripetuto noi siamo come voi ma molti hanno detto che era comunque responsabile e doveva mettere le telecamere».

Gli altri genitori non si erano accorti di nulla?
«Mio figlio è autistico non è in grado di esprimersi, altri hanno raccontato che il loro diceva “Botte operatori”».

Ma gli operatori com'erano?
«Carinissimi, per quei 30 secondi che li vedevo sulla porta. Oggi una mamma diceva: ho portato regali a uno a uno, a tutti quelli che picchiavano mio figlio».

Lei che idea si è fatta?
«Che erano tutti d'accordo, sono tutti della zona, si coprivano. E mi sembra impossibile che nel reparto attiguo collegato da un corridoio nessuno sapesse. Credo ci sia stata una connivenza, anche se il direttore ha ripetuto che anche lui aveva capito che c'era qualcosa di strano e che ha già provveduto a sostituire gli operatori».
 
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