Detenuto evade e si scusa: «Devo donare il midollo a mia figlia»

Detenuto evade e si scusa: «Devo donare il midollo a mia figlia»
di Andrea Ossino
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Martedì 25 Febbraio 2014, 08:13 - Ultimo aggiornamento: 26 Febbraio, 13:11
In fuga per salvare la figlia. Ha tutta l’aria d’essere la trama di un film ma in questo caso la realt supera la fantasia.

Accusato di detenzione di sostanze stupefacenti, V. L. K., olandese cinquantaduenne, in attesa del processo, era stato affidato ad un'associazione che si occupa di assistenza ai detenuti. L'uomo però, nel novembre scorso, era scappato lasciando una lettera in cui affermava di essere evaso per andare a donare il midollo osseo alla figlia, ricoverata in un ospedale europeo dopo un incidente stradale.



A raccontarlo è la moglie, che parla attraverso l’avvocato di V.L.K. ma chiede di restare anonima e di raccontare solo in modo indiretto una storia che ricorda da vicino l'evasione dei due detenuti dalla sezione per tossicodipendenti del carcere di Rebibbia, avvenuta poche settimane fa. Anche in quel caso, i fuggitivi lasciarono una lettera in cui si scusavano per le loro azioni e spiegavano di essere scappati per problemi legati alla tossicodipendenza.V. L. K. era stato arrestato lo scorso aprile, quando le forze dell'ordine avevano trovato nel suo furgone frigorifero una tonnellata di hashish.



LA FUGA

Detenuto nel carcere di Regina Coeli l'uomo, grazie al comportamento esemplare e all'intervento del suo avvocato Valerio Vitale, era riuscito ad ottenere l'affidamento presso la sede dell’associazione Isola dell'Amore Fraterno. Durante il periodo di detenzione però, la figlia dell'indagato era rimasta vittima di un grave incidente stradale. V. L. K., racconta ora la moglie, attendeva così che qualcuno si facesse avanti donando il midollo osseo a sua figlia ma nessun donatore risultava compatibile. Dopo alcuni mesi le condizioni della ragazza erano precipitate. Così l'uomo aveva fatto una scelta, estrema. Quando lo scorso novembre, l'avvocato Vitale chiamò l'associazione per parlare con il suo assistito, i responsabili lo informarono dell'evasione.



LA SCELTA

Successivamente, nello studio dell'avvocato era arrivata una lettera. A scrivere era lui, V. L.K. : «Sono l'unica persona che può aiutare mia figlia in questo momento molto difficile. Devo andarmene per recarmi in un ospedale dove prenderanno il mio midollo osseo e lo doneranno a mia figlia che sta per morire, non c'è nessun altro che la può aiutare». Insomma, al solo pensiero di dover assistere impotente alla morte della figlia, l’uomo aveva perso la testa. Stando alle parole della moglie, l'evaso è riuscito ad essere operato e l'intervento ha permesso alla figlia di sopravvivere.



LA LEGGE

«Un comportamento certamente antigiuridico- afferma il penalista Valerio Vitale- ma al suo posto, probabilmente, avrei fatto lo stesso. Salvare una figlia è più importante di salvare se stessi. Proverò l' innocenza del mio assistito sia riguardo alle accuse di detenzione di sostanze stupefacenti, che da quelle riguardanti l'allontanamento dal luogo ove era agli arresti domiciliari, da poco ottenuti. Ha solo scelto di salvare sua figlia».