Delitto Simmi, l'intreccio con il boss di Mafia Capitale De Carlo

A sinistra Giovanni De Carlo, a destra Flavio Simmi
di Michela Allegri
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Domenica 14 Giugno 2015, 06:15 - Ultimo aggiornamento: 16 Giugno, 08:47

Una cena al ristorante, pochi giorni prima di essere ucciso. Sembrerebbe un dettaglio irrilevante, quello che si aggiunge agli atti dell'inchiesta sull'omicidio irrisolto di Flavio Simmi, 33 anni, gioielliere, ucciso a colpi di pistola a Prati, in via Grazioli Lante. Se non fosse che, sulla via del ritorno, Simmi si accorse che una ruota della sua auto era stata bucata: un avvertimento, secondo chi indaga. Allo stesso tavolo con il gioielliere quella sera era seduto anche Giovanni De Carlo, detto "Giovannone", finito in manette lo scorso dicembre nell'ambito dell'indagine "Mafia Capitale".

DIOTALLEVI

E' Ernesto Diotallevi, descritto nella stessa inchiesta come il presunto referente di Cosa Nostra a Roma, a tratteggiare il suo profilo: intercettato insieme al figlio Leonardo, dice che “Giovannone” è il nuovo boss della città. Amante della bella vita e del lusso, De Carlo ha una rete di conoscenze importanti: conosce vip e sportivi, gira per Roma in Ferrari, frequenta i locali del centro. “Giovannone” è estraneo agli accertamenti sull'omicidio, ma potrebbe essere convocato in Procura, su istanza dei legali della famiglia Simmi, per essere ascoltato come persona informata sui fatti: dovrà ricostruire, insieme agli inquirenti, le ultime settimane di vita di Flavio, spiegare quali rapporti lo legassero alla vittima e, soprattutto, chiarire cosa si sia detto di sfuggita durante la cena con Ivan Gennaro Musto, l'unico soggetto finito sul registro degli indagati per il delitto.

È stata Paola Petti, ex compagna del gioielliere ascoltata nei giorni scorsi dal pm Maria Cristina Palaia, a parlare di "Giovannone" e della serata trascorsa insieme ad un gruppo di amici presso lo stabilimento "Miraggio Club" a Fregene. «La sera del 2 luglio del 2011, tre giorni prima dell'omicidio, io e Flavio eravamo a cena a Fregene - avrebbe dichiarato la donna ai magistrati - c'era anche De Carlo.

Ricordo che arrivò Musto, parlò con De Carlo senza sedersi al nostro tavolo, e andò via. Alla fine della serata trovammo una ruota della macchina bucata». Non si tratta di un fatto secondario, soprattutto se si considera che anche il giorno dell'agguato Simmi si accorse che una delle gomme della sua auto era stata lacerata.

Scese dalla macchina per sostituirla, ma due uomini a bordo di uno scooter lo raggiunsero e lo uccisero a colpi di pistola, davanti agli occhi della compagna. Non era la prima volta che il gioielliere era vittima di un'imboscata: pochi mesi prima dell'omicidio venne gambizzato. I fatti risalgono al 2011. Il 7 febbraio, Simmi subisce di un primo agguato. Davanti all'attività commerciale di famiglia, un "Compro oro" vicino a Campo De' Fiori, due sconosciuti gli sparano ad una gamba. Passano 6 mesi, arriva il 5 luglio. Sono le 9,30 di mattina, Simmi si trova nei pressi della sua abitazione in via Grazioli Lante.

L'AGGUATO

E' insieme alla Petti, stanno per salire in auto. All'improvviso, spuntano due uomini a bordo di uno scooter. Il gioielliere viene raggiunto da una raffica di proiettili: gli aggressori sparano 9 colpi che non gli lasciano scampo. Scatta l'inchiesta, le piste battute dagli inquirenti sono tante. Si fa strada anche l'ipotesi della vendetta nei confronti del padre di Flavio, Roberto, che in passato è stato coinvolto in alcune vicende giudiziarie, ma ne è sempre uscito pulito. E poi, emerge la possibilità che l'uccisione abbia un movente passionale. Nel 2005, Flavio ebbe un rapporto sessuale con la moglie di Ivan Gennaro Musto, che all'epoca era detenuto. Questo dettaglio basta per fare iscrivere Musto sul registro degli indagati. A distanza di 4 anni, è ancora l'unico sospettato. Ora, l'audizione di De Carlo potrebbe fornire nuovi indizi.