Roma, Dacia Maraini: «Scippata da due ragazzini in questa città incarognita»

Roma, Dacia Maraini: «Scippata da due ragazzini in questa città incarognita»
di Raffaella Troili
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Mercoledì 15 Novembre 2017, 08:08 - Ultimo aggiornamento: 16 Novembre, 08:24
Doversi guardare le spalle, anche in compagnia, anche alle sette di sera. In un quartiere borghese, vicino a un teatro. Dacia Maraini, vittima di uno scippo, riconosce questa Roma?
«Penso che la città si sia incarognita, sento in giro tanta violenza nuova. Quando sono andata a fare la denuncia un poliziotto del commissariato Monteverde me lo ha confermato, un certo tipo di microcriminalità è cresciuta».

A che si riferisce?
«A scipparmi sono stati due giovanissimi in motorino, il casco aperto, il volto in vista. Abbiamo a che fare con una microcriminalità nuova, che tocca soprattutto i ragazzini: quelli che bruciano il barbone in strada, quelli che attaccano la ragazza di notte. Ragazzi allo sbando, non criminalità organizzata».

Questa volta hanno preso di mira lei.
«Sì, lunedì scorso, il giorno del mio compleanno. Erano le sette e mezza di sera, eravamo in tre sul marciapiedi, in via Giacinto Carini a Monteverde vecchio, stavamo andando al Teatro Vascello, si sono avvicinati due giovani a bordo di un motorino, mi hanno preso la borsa e sono scappati via».

Nonostante lo choc ha partecipato al dibattito che precedeva lo spettacolo (tratto dal suo romanzo La lunga vita di Marianna Ucrìa), poi è andata a sporgere denuncia. Li ha visti bene in faccia.
«Due ragazzi come tanti, due italiani probabilmente. Va studiato da dove viene questa violenza. Deleteri sono i modelli proposti da pubblicità, cinema e televisione: sono intrisi di violenza, è tutto basato sulla violenza».

Tutto dipenda dalla violenza veicolata dai media?
«No, c'entra anche il linguaggio del terrorismo islamico, che sta per essere sconfitto, ma qualcosa nei giovani è passato».

Cosa?
«L'odio, il senso del sacrificio affascina i giovanissimi più degli adulti. L'ideologia, l'esaltazione della morte, propria e degli altri. La violenza gratuita si è diffusa. Sapete che già che nella casa in montagna che ho a Pescasseroli è entrata una banda di bambini italiani dai 9 ai 15 anni, ed hanno distrutto tutto».

E lunedì un'altra brutta esperienza, a Roma.
«Avevano le sembianze di due italianissimi, magari anche di buona famiglia, insomma non è sempre colpa dello straniero. Li ho visti bene, se avessi avuto il tempo, la lucidità, gli avrei voluto dire: datemi indietro almeno i documenti».

Giovanissimi, non per forza bisognosi, eppure delinquenti.
«Bisogna analizzare, capire cosa li spinge. C'è qualcosa che li turba. Parlo dei maschi. Le ragazze sono abituate a sublimare».

Il disagio si trasforma in arroganza, violenza, eccessi, protagonisti giovani senza precedenti, bravi ragazzi, appunto. Su chi puntare l'indice?
«La famiglia spesso non ce la fa. Non ha quell'autorevolezza che serve».

Come allora insegnare ciò che è bene a un giovane figlio assediato da input violenti?
«Credo solo nel buon esempio. Molti padri e molte madri danno un pessimo esempio, parlo di egoismo, di non rispetto dell'altro».

Insomma le carogne, i nuovi barbari sono figli nostri, i ragazzi sono spugne, no?
«Non c'è scampo, lo ripeto, l'unica forma di educazione è l'esempio».

Forse, la violenza in tutte le sue forme è uno spettacolo che assimilano in tv, come in famiglia.