Roma, due anni fa il crollo al Flaminio. L'architetto: «Lavori fermi, noi vittime due volte»

Un'immagine scattata subito dopo il crollo
di Alessia Marani
4 Minuti di Lettura
Lunedì 22 Gennaio 2018, 14:25

Due anni fa il crollo al quartiere Flaminio. In piena notte, alle 3.30, scricchiolii, rumori sordi e crepe che si allargano: vengono giù gli ultimi tre piani di un edificio costruito negli anni ‘30 all’angolo tra il lungotevere e piazza Gentile da Fabriano. Tutti salvi, miracolosamente grazie all’inquilina del settimo piano che dà l’allarme e fa uscire tutti fuori per tempo. Sotto accusa finiscono il petroliere Giuseppe Rigo de Righi, proprietario dell’appartamento in ristrutturazione al quinto piano, i tre tecnici e progettisti della ditta che si occupa dei lavori e la proprietaria dell’attico al sesto piano, l’architetto e paesaggista dei parchi Lidia Soprani.
 

 

La professoressa, classe 1935 e quarant'anni di insegnamento alle spalle presso la Facoltà di Architettura de La Sapienza, venne indicata come una possibile responsabile per via del gran numero di piante, vasi pesanti e terra, con cui aveva adornato la terrazza. Ma il suo nome è subito uscito dall'inchiesta: a determinare il collasso strutturale sarebbe stato infatti l’abbattimento di alcuni tramezzi “collaboranti” al quinto piano per creare un open space. Rigo de Righi, prima indagato, è stato successivamente assolto, mentre i tre tecnici compariranno a giudizio a maggio. A oggi tutto fermo: i lavori di ricostruzione dei quattro appartamenti danneggiati non sono nemmeno iniziati. Troppo onerosi, per rialzare muri e colonne in cemento, bisognerebbe irocnsolidare l'intero palazzo o optare per strutture più leggere. Ma arrivare a un accordo tra tutti i condomini (anche degli altri civici) non è facile.

Architetto Soprani si è mai sentita responsabile per quanto accaduto? Ha avuto dei dubbi?
«Mai! Non mi sono mai sentita responsabile perché da tempo avevo già calcolato i pesi e lo dimostra il fatto che le piante erano inserite tutte in terricci addizionati con materiali allegerenti ed i vasi erano molto leggeri, in plastica. Ciò è stato anche dimostrato dalle pesature effettuate dai tecnici incaricati dal Pm. Non ho mai avuto dubbi sul mio operato».

Dopo due anni non siete ancora riusciti a far partire i lavori, come mai? Quali sono gli ostacoli?
«Fosse stato per me, avrei proposto un concorso di idee tra professionisti per dare l’incarico di progettazione della ricostruzione. Invece il condominio ha deciso di dare l’incarico al professionista che si è occupato della messa in sicurezza del crollo. Ad oggi non mi risulta sia stata presentata alcuna pratica di ricostruzione al Genio Civile. I condomini con cui sono in contatto non mi risulta sappiano nulla del progetto, nè tantomeno sanno qualcosa sullo stato di avanzamento della pratica edilizia di ricostruzione. Pertanto non saprei dire quali sono gli ostacoli per procedere. Questa situazione di stallo danneggia tutti, anche l’immobile nel suo complesso». 

Finora quali costi avete dovuto sostenere? L’assicurazione vi ha aiutato?
«I costi sostenuti da me sono altissimi, sia in termini di denaro per custodire in un magazzino quel che è rimasto, come i libri che si sono salvati, che in termini di oggetti persi trafugati. So che l’assicurazione ha dato dei soldi al condominio, ma non sono stata informata sui dettagli; ho anche chiesto tramite il mio avvocato più volte ai legali del condominio di inviarci documentazione in merito, ahimè senza risposte».

Com’era costituito il suo giardino pensile? Ha perso degli esemplari preziosi?
«Non era un giardino pensile, era un terrazzo con piante in vaso di specie principalmente erbacee, da me raccolte nel corso di 40 anni di viaggi e studi nel mondo. Avevo collezionato specie rarissime. Quando ho deciso nell’anno 1973, di acquistare quell’appartamento ho chiesto consulenze a tecnici qualificati sulle portanze ammissibili e sono stata rassicurata».

Si è sentita additata dai condomini? Come ha vissuto questi momenti?
«Vari mesi dopo il crollo ero ancora additata come responsabile del disastro. Alcuni condomini che mi conoscevano bene, fin da subito non hanno avuto dubbi sulla mia innocenza; altri, ignorando molte cose, mi hanno additata per molto tempo anche insultandomi e sparlando di me. Ho vissuto quei momenti con molto dolore e molta tristezza».

“Sciacalli”, ladri senza scrupoli, hanno rubato tra le macerie...
«Sì, lo sciacallaggio avvenuto durante le operazioni di messa in sicurezza delle macerie, purtroppo è vero; abbiamo trovato persone arrampicate che hanno frugato nei cassoni dove erano stati messi oggetti recuperati tra le macerie del crollo. Non abbiamo più trovato molti oggetti "crollati". Oggetti e preziosi anche di valore affettivo oltre che economico».

Che cosa auspica per il futuro?
«Che si proceda alla ricostruzione nei tempi che anche le moderne tecnologie consentono, che questa ferita, visibile da vicino e da lontano venga sanata e che l’edificio intero riacquisti la sua originale immagine, la sua integrità e la sua rispettabilità.
Ciò a beneficio di tutti i condomini dell’edificio ed in particolare del condominio Lungotevere Flaminio, 70».

© RIPRODUZIONE RISERVATA