Cotral, l'ex presidente favorì il dirigente amico: maxi-liquidazione da mezzo milione

Cotral, l'ex presidente favorì il dirigente amico: maxi-liquidazione da mezzo milione
di Michela Allegri
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Venerdì 17 Febbraio 2017, 08:17 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 12:16
Una buonuscita a cinque zeri in caso di licenziamento. E' il regalo illegittimo fatto a un dirigente fidato dall'ex presidente di Cotral, l'azienda regionale di trasporto pubblico. Una gentilezza che ora potrebbe trascinare entrambi i manager sul banco degli imputati con l'accusa di abuso d'ufficio. A rischio processo, Silvio Blasucci, ex capo del personale Cotral, e Adriano Palozzi, ex numero uno della società, oggi consigliere regionale in quota FI ed ex sindaco di Marino, già finito sul registro degli indagati della Procura di Velletri per peculato, per aver utilizzato un mezzo della Multiservizi del Comune per pulire il giardino di una sua proprietà. Il pubblico ministero Erminio Amelio li ha indagati entrambi per una lettera che vale oro, scritta da Palozzi nel 2013.

IL DOCUMENTO
L'allora presidente aveva infatti siglato un documento che garantiva a Blasucci 587mila e 781 euro in caso di risoluzione del rapporto lavorativo con l'azienda. Era il 24 gennaio. Lo stesso giorno, subito dopo aver firmato la missiva finita al centro dell'inchiesta, Palozzi aveva rassegnato le dimissioni per candidarsi al Consiglio regionale. Per gli inquirenti, si tratta a tutti gli effetti di un abuso d'ufficio. Blasucci avrebbe consapevolmente ottenuto un vantaggio patrimoniale ingente e non dovuto. E Palozzi avrebbe violato lo statuto di Cotral che attribuisce al solo Consiglio di amministrazione - e non al presidente - il potere di deliberare in merito ai compensi da elargire ai dirigenti. E' tutto scritto nella richiesta di rinvio a giudizio firmata nei giorni scorsi dal pm Amelio, titolare del fascicolo aperto nel dicembre 2015, dopo una segnalazione fatta dal Giudice del lavoro. Ora spetterà al gup decidere se prosciogliere gli imputati in sede di udienza preliminare, o spedirli invece a processo. Nel capo d'imputazione si legge che i due avrebbero agito «in concorso tra loro e con apporti causali diversi, ma convergenti verso il medesimo fine»: fare ottenere una buonuscita stratosferica a Blasucci, che sarebbe poi stato allontanato da Cotral con l'arrivo della nuova dirigenza.

LA FINANZA
Il documento incriminato è stato trovato dalla Finanza nel luglio 2015, durante una perquisizione mirata. La Procura aveva infatti incaricato i militari di recuperare negli uffici dell'azienda la lettera del 24 gennaio 2013, depositata dalla Presidenza, indirizzata a Blasucci e che come oggetto recitava: «Integrazione delle condizioni economiche e normative del contratto». La missiva garantiva all'allora capo del personale una buonuscita da quasi 600mila euro a titolo di «trattamento aggiuntivo delle indennità spettanti in caso di risoluzione del suo rapporto di lavoro». Blasucci era poi stato effettivamente licenziato. Al momento dell'insediamento, nel 2014, i nuovi vertici dell'azienda avevano trovato l'ex dirigente a battere cassa.

IL RICORSO
L'ex capo del personale aveva infatti presentato ricorso al Giudice del Lavoro e, depositando la lettera firmata da Palozzi, aveva intimato a Cotral di pagare i 587mila euro. La richiesta in questione, però, era stata rigettata dal magistrato e si era pure rivelata un boomerang per entrambi i manager. Nella sentenza che decreta la vittoria di Cotral, datata 3 dicembre 2015, il giudice scrive che «Blasucci, avendo svolto per molti anni il ruolo di responsabile delle risorse umane, era ben a conoscenza del fatto che il Presidente non aveva alcun potere gestorio in ordine alla determinazione di compensi o indennità dei dirigenti, decisione rimesse al Cda».

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