Corso Francia, sospesi sul ponte la folle moda che nessuno ferma

La zona del ponte da cui i giovani si fanno i selfie sospesi
di Claudio Marincola
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Sabato 16 Settembre 2017, 07:48 - Ultimo aggiornamento: 26 Giugno, 09:38

Il nuovo muretto della Roma-bene è un ponte sospeso sul vuoto. L'ultimo grido è arrivarci di notte, la luce di un accendino unico riferimento prima di sdraiarsi sul bordo del precipizio. Lontano la luce di un lampione, sotto il mormorio del Tevere che scorre. «Perché lo faccio? Perché questo è un posto dove ci siamo noi e possiamo goderci un panorama fantastico». Per Sara, 14 anni, è la prima volta, l'emulazione, la ricerca del selfie tira-likes. Sospesa sul ponte delle Aquile, la continuazione di corso Francia, accanto alle auto che saettano. Ragazzi e ragazzini scendono da microcar e motorini, scavalcano il parapetto si sporgono, percorrono una stretta striscia di travertino e cemento a piombo sul fiume. Nessuna protezione, un mezzo passo falso e si scivola giù. «Questo lo dice lei, noi ci stiamo attenti, basta superare la paura all'inizio».

 

IL RITO
Cinque mesi fa il primo articolo sul Messaggero, per raccontare il fenomeno, ora la moda è più che dilagata, l'attraversamento con affaccio su Ponte Milvio e Parioli è diventato un rito. Poi tante segnalazioni di cittadini spaventati, un allarme lanciato ma non raccolto se non sporadicamente da polizia, carabinieri e vigili urbani. È Il ponte delle Aquile, quello che Nanni Moretti percorre in Vespa in Caro Diario, che compare nel film di Dino Risi Poveri ma belli e in una pellicola di Nanni Loy. Un luogo di passaggio che i ragazzi di Roma Nord hanno scelto per sfidare la loro noia ignari del pericolo. «Non è esatto, qui ci vengo da tre anni e non mai successo nulla sostiene Francesco, 19 anni, matricola a Scienze politiche alla Sapienza un paio di volte sono venuti i vigili e ci hanno detto di andar via. Ma poi siamo tornati: è troppo bello». La notte è da brivido. Equilibrismo allo stato puro, follia, adrenalina metropolitana. Nel pomeriggio la situazione è surreale. Teenagers che escono da scuola per andare «sul ponte». Lorenzo, 16 anni, studia al Nautico, zona Marconi, vive sulla Cassia e tra casa e scuola fa un salto qui. «Non vedo il problema, nessuno di noi beve, non ci facciamo canne, questo posto ci piace». Gli acrobati di corso Francia non hanno tatuaggi, piercing, sono apolitici. Sara si è fatta accompagnare per la sua prima volta da due sue amiche. Dice: «Frequento il secondo anno al Convitto Nazionale. L'altro anno ho preso la media del 9 con i miei non ho nessun problema, a parte che qualche volta vorrei che mi facessero fare un po' più tardi la sera. Se gliel'ho detto? No, ma se un giorno sono calmi e disponibili glielo dirò».

IL LIBRO
Quelle ombre in equilibrio precario sono figure ormai familiari agli atleti del canottaggio che a volte si fermano per salutarli. Fantasmi appollaiati sul ponte, l'immagine di una generazione in bilico, i personaggi dei libri di Moccia in carne ed ossa. Una Roma tre metri sopra il cielo che ha trovato rifugio dietro quelle scalinate sopraelevate fra le Aquile enfatizzate, un progetto di Armando Brasini disegnato nel 1938 ai tempi del Duce, ma terminato solo nel 1951. «Tutte le volte che veniamo chiamati interveniamo - spiegano gli agenti del Commissariato Ponte Milvio - in media almeno una volta alla settimana, facciamo allontanare i ragazzi dai parapetti, li identifichiamo e poi li lasciamo andare. Cos'altro potremmo fare? Se ci fossero gli estremi di un procurato allarme dovremmo denunciarli. Ma non abbiamo mai trovato gente ubriaca, alcol o droghe». Nessun segnale di pericolo, cartello, divieto o avvertimento. Meno che mai una telecamera. Eppure il ponte è sempre più frequentato. È di qualche giorno fa la foto di due ragazzi immortalati in un amplesso. Una versione spericolata, senz'altro più acrobatica del famolo strano alla Verdone. Qual è il messaggio? «Sono comportamenti a rischio di ragazzi inconsapevoli - è l'analisi di Elisa Caponetti psicoterapeuta esperta di problemi adolescenziali - non diversi da quelli di chi si sdraia sui binari per farsi un selfie, in questo modo si pensa di aumentare la propria autostima e di essere accettati più facilmente dal gruppo. Sono brividi che possono costare carissimi».
 

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