Clochard morto dentro lo stadio, l'allarme dei residenti del Flaminio: «Qui la notte abbiamo paura»

Clochard morto dentro lo stadio, l'allarme dei residenti del Flaminio: «Qui la notte abbiamo paura»
di Alessia Marani
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Sabato 3 Febbraio 2018, 20:52

Il botteghino del settore 34 è la suite dei desperados: panni stesi a un filo, le padelle di ghisa e il pentolone d'alluminio immersi in un vecchio lavatoio, a terra i segni di un braciere su cui cuocere i cibi spento da poco. La posizione è strategica: vicino a quelli che erano i gabinetti, ora tutti spaccati, non lontano dal varco nella recinzione. Sembra che ci siano i lucchetti, in realtà sono stati spezzati. In fondo alla Curva, c'è la casa di una coppia: lui è italiano, lei romena ed è malata. Si vogliono bene e con gli altri ospiti condividono la passione per l'alcol.

Sulin Wickrmasingha, 68 anni, originario dello Sri Lanka, da un anno si era sistemato nell'ex infermeria, vicino all'ingresso 13 A. Su una balaustra aveva appoggiato uno specchio e una spazzola, perché al suo decoro ci teneva. Aveva un trolley nero pieno di coperte e biancheria pulita che forse gli avevano dato alla Mensa delle suore di via del Vignola dove mangiava. Ieri mattina gli agenti del Nae, il Nucleo assistenza emarginati lo hanno rinvenuto morto. Una vigilessa pensava che stesse dormendo. Poi è arrivato il collega che ha illuminato l'ambiente con la torcia e ha capito il dramma che si era consumato. Sulin non mostrava segni evidenti di violenza, ma sarà l'autopsia a stabilire le cause esatte del decesso. Qualcuno lo aveva visto bere e discutere con altri la sera prima.

Stadio Flaminio: da impianto simbolo dell'architettura del Novecento a hotel per i fantasmi della Capitale. Il Nae ne ha censiti negli ultimi mesi almeno una quindicina tra cingalesi, romeni, italiani. Si erano trasferiti all'interno dello stadio abbandonato al degrado dopo la riqualificazione dei giardini di piazza Mancini. «Quel posto sta diventano una calamita per sbandati - dicono i residenti - abbiamo paura. La morte di quell'uomo è una tragedia annunciata, la struttura va riqualificata». Per Gabriele Di Bella, dirigente sindacale Fiadel «è paradossale che dopo le tante segnalazioni degli agenti del Nae e del II Gruppo solo ieri il Comune abbia mandato i fabbri a chiudere i varchi e a mettere in sicurezza la recinzione».

BORGHESI E ROULOTTE
Sembra incredibile che a due passi ci sia l'Auditorium Parco della Musica, l'arena buona degli eventi culturali della Capitale e che dall'altra parte della strada vi siano gli appartamenti borghesi dei Parioli. All'interno di una roulotte posta sul lato esterno della recinzione dormono altri senzatetto. Hanno creato un patio ideale con un tavolinetto, i ciclamini e carrelli della spesa pieni di bottiglie d'acqua e bibite. Ci sono cumuli di rifiuti e calcinacci ovunque, i ladri di rame hanno sgusciato ogni centimetro di cavo, i vandali hanno distrutto tutto ciò che avevano a tiro: gradinate, vetri, mobili. Il pericolo è in agguato. Se varchi velocemente lo stipite dei Distinti sotto i piedi si spalanca un baratro di sei metri: un'intera ala dove erano stati iniziati lavori mai finiti. I pini chissà da quanto non hanno manutenzione.
Il futuro del Flaminio? Un'incognita. A metà 2019 si concluderà lo studio sullo stato attuale dell'infrastruttura e sulle indicazioni per conservarne il valore storico e architettonico finanziato dalla Fondazione Getty di New York «poi d'accordo con il Comune individueremo la destinazione più idonea e si potrà parlare di ristrutturazione, ci stiamo lavorando in sinergia», dice Francesca Del Bello, presidente del II Municipio. Intanto è già stata finanziata per 77mila euro la bonifica del perimetro esterno «così potremo assegnare degli spazi alle associazioni sportive per la pratica all'aperto del volley, del basket, dello skate, dell'arrampicata, della danza e dello squash», aggiunge.

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