Roma, l'ultima inquilina del Circo Massimo: «La Torre della Moletta era casa mia»

Roma, l'ultima inquilina del Circo Massimo: «La Torre della Moletta era casa mia»
di Laura Larcan
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Giovedì 17 Novembre 2016, 08:31 - Ultimo aggiornamento: 19 Novembre, 08:34

Una vita al Circo Massimo. Anzi, una parabola della crescita dall'adolescenza alla maturità. Dieci anni esatti trascorsi da inquilina nel cuore dell'antichità romana, in una speciale camera con vista sullo stadio dei Cesari. È la storia di Rita Di Dionisio, classe 55, che ieri è tornata in visita a casa sua dopo trentasette anni. In occasione della cerimonia di inaugurazione dell'area archeologica del Circo Massimo, tra gli illustri ospiti c'era anche lei, ieri: forse la più emozionata e febbricitante di tutte le persone presenti a godersi l'affaccio su un sito millenario finalmente aperto dopo sei anni di lavori di scavo e restauro. «Sa, io sono stata davvero l'ultima abitante del Circo Massimo e sapesse quanto voglio bene a questo posto». Lo dice con gli occhi che ridono, e con un pizzico di orgoglio nella voce. Scusi, ma come ha vissuto qua, dove abitava e perché?

A CASA FRANGIPANE
«Io ho abitato nella Torre della Moletta dal gennaio del 1969 fino al 1979, dieci anni esatti. Sono stata qui da quando avevo 14 anni fino a quando ne ho compiuti 24», racconta con una tranquillità venata di malinconia. E indica la torretta che spicca nel cuore dell'emiciclo Sud del monumento, a ridosso di piazza di Porta Capena, simbolo della seconda vita medievale del Circo Massimo, edificata dalla famiglia Frangipane che divenne proprietaria del sito destinato a coltivazioni agricole e mulini. «Mio padre, Antonio, è stato l'ultimo custode comunale del Circo Massimo - ricorda Rita - Lui era impiegato al Comune e nel 1968 gli venne offerta la possibilità di scegliere un'abitazione di servizio dove vivere per svolgere l'attività di custode dei beni comunali. Gli proposero la Casina dei Vallati per seguire il Teatro di Marcello, la Torre Argentina e la Moletta per il Circo Massimo. Prima stavamo a Palazzo Braschi, a quel punto papà scelse il Circo Massimo».

L'ARRIVO
La famiglia Di Dionisio arrivò subito dopo il capodanno. Come era organizzata la casa? «Innanzitutto deve immaginare che la Torre era più interrata rispetto ad oggi - spiega Rita - Aveva un piano in meno che oggi è stato riportato alla luce. Papà e mamma dormivano all'ultimo piano, nella loggia. Al livello intermedio c'era la mia stanza. Quello che allora era il piano terra aveva un cucinotto e un bagnetto nel sottoscala». Ma era un posto sicuro? «Guardi, in 10 anni non è mai successo nulla di grave, tranne una sola notte, quando sono entrati dentro casa alcuni zingari che si sono mangiati i nostri cocomeri». La vita è trascorsa serena in un fazzoletto di agro romano in pieno centro, popolato di gatti. «Avevamo un orto, coltivavamo pomodori, una squisitezza» ride Rita. Le viene in mente solo un momento di tensione di quel posto, quando il fratello maggiore si sposò: «Era il 2 giugno del 69. Tutta l'area era chiusa e bloccata per la parata della festa nazionale e noi non potemmo muoverci, rimanemmo intrappolati. Quanti pianti che si fece mia cognata che non vedeva arrivare lo sposo». La famiglia la circondava ieri: una gara di selfie e foto ricordo con la nuova Torre della Moletta sullo sfondo. La nipote Alessandra è la più contenta: «Sapesse quanti ricordi che abbiamo anche noi, di quando da bambini piccoli venivamo qui a trovare la zia e i nonni, quanti pranzi e quante feste. A Natale zia decorava sempre un albero con mille luci. E il primo maggio era una scampagnata con le fave e il pecorino. Dai 3 ai 10 anni ho giocato in questi giardini. Sa, qui prima era davvero una campagna».