Roma, morì nel bar Ciampini durante un incendio: proprietario rischia processo per omicidio colposo

Roma, morì nel bar Ciampini durante un incendio: proprietario rischia processo per omicidio colposo
di Michela Allegri
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Giovedì 29 Marzo 2018, 07:55 - Ultimo aggiornamento: 30 Marzo, 11:35

Era rimasto intrappolato nel seminterrato del Bar Ciampini, il salotto di Roma, mentre il magazzino veniva divorato dalle fiamme. lmer Bauzon Magcawas, 47 anni, filippino, cameriere nello storico locale di piazza San Lorenzo in Lucina, era morto per «avvelenamento da fumi tossici». Ora, per quel decesso, avvenuto il 3 aprile del 2016, il proprietario del bar, Giuseppe Ciampini, rischia di finire sotto processo per omicidio colposo. Il pm Giorgio Orano, titolare del fascicolo, ha chiuso le indagini a suo carico, atto che solitamente precede una richiesta di rinvio a giudizio. Per la procura, in qualità di datore di lavoro di Magcawas, «per colpa consistita in negligenza, imprudenza, imperizia» e violazione della normativa sulla sicurezza, Ciampini «cagionava la morte del dipendente», si legge nel capo di imputazione. Dalle indagini è emerso che l'incendio si sarebbe sviluppato «a causa di un innesco accidentale di gpl fuoriuscito da una delle quattro bombole impropriamente depositate nel seminterrato». Per il pm, nel magazzino non sarebbero state rispettate le normative di sicurezza. Nell'elaborare il documento di valutazione dei rischi, infatti, il proprietario non avrebbe valutato «il reale rischio incendio» e, per questo motivo, non avrebbe adottato tutte le misure idonee a prevenire incidenti e a «tutelare l'incolumità dei lavoratori». In particolare, avrebbe consentito che le bombole gpl «fossero custodite in locale interrato, privo di areazione e contenente macchinari per il funzionamento dei gruppi frigo e apparecchiature a gas per la cottura dei cibi».

USCITE DI SICUREZZA
Gli inquirenti contestano a Ciampini anche di non avere reso il luogo di lavoro «conforme ai requisiti di legge» per quanto riguarda le uscite di emergenza: le possibili vie di fuga erano «ingombre di impianti e materiali che ne impedivano la corretta fruibilità, essendo il corridoio di larghezza inappropriata e con restringimenti, ed essendo inoltre il locale interrato privo di idonea segnaletica di sicurezza e di estintori». Per la procura, proprio per questo motivo Magcawas non era riuscito a mettersi in salvo dopo l'esplosione. Non era riuscito a seguire i due colleghi che si trovavano con lui nel magazzino e che erano fuggiti lungo le scale. Era rimasto intrappolato. Il suo corpo era stato ritrovato in un corridoio.
 

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