Chiara Insidioso, il padre rifiuta appartamento offerto dal Comune

Chiara Insidioso, il padre rifiuta appartamento offerto dal Comune
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Giovedì 28 Aprile 2016, 16:00 - Ultimo aggiornamento: 16:02


Sembra tornare al punto di partenza la situazione di Chiara Insidioso Monda, la ragazza di Roma che da due anni vive in condizioni di salute precarie dopo essere stata ridotta in fin di vita dall'uomo che si definiva il suo fidanzato. Il padre della ragazza, infatti, ha rifiutato l'appartamento di proprietà comunale che il presidente del Municipio IX Andrea Santoro, che si era occupato della vicenda, aveva individuato come idoneo per ospitare la ragazza altrimenti destinata a svolgere la difficile riabilitazione in un pensionato. Lo stesso Santoro, appreso del rifiuto del padre di Chiara, ha scritto una lettera al deputato Pd Michele Anzaldi, che aveva seguito la vicenda sollecitando le istituzioni locali a trovare una soluzione, chiedendo di informare anche il deputato Ncd Fabrizio Cicchitto, anch'egli da sempre interessato alla storia di Chiara.
 



«Alcuni mesi fa, raccogliendo i tanti appelli e le sue sollecitazioni, avevo immediatamente individuato un appartamento di proprietà comunale che, con alcuni adeguamenti, poteva corrispondere alle esigenze della ragazza - scrive Santoro - L'appartamento, attualmente inutilizzato per una di quelle circostanze che hanno a che vedere con l'inefficienza burocratica, è un trilocale di circa 65 metri quadri, dispone di un ampio giardino dove Chiara avrebbe potuto ospitare i suoi amati cani. Si trova nel quartiere di Spinaceto, a 15 minuti dalla Fondazione Santa Lucia e a 8 minuti da Casal Bernocchi dove Chiara è cresciuta. Contavamo, inoltre, sull'aiuto di una estesa rete di volontari, disponibili a offrire la propria collaborazione per i lavori più classici di pulitura dell'appartamento etc. Ottenuta la disponibilità del Commissario Tronca nel febbraio scorso, ho proposto al padre della ragazza di visitare l'appartamento e di verificare con i sanitari gli adeguamenti da apportare alle strutture. Dopo alcuni mesi dal primo incontro con il padre di Chiara, finalmente il signor Maurizio Insidioso ha concertato il sopralluogo per la verifica degli spazi. Al sopralluogo - avvenuto la scorsa settimana - era presente con me e il signor Insidioso anche l'avvocato del padre. Ieri il responso, per le vie brevi. Al telefono il signor Insidioso, con un certo garbo, mi ha comunicato che le valutazioni di un suo architetto sono negative e che l'appartamento, secondo loro, non può essere utile per ospitare Chiara».

«Chiara, dunque, finirà in un pensionato? Non possiamo permetterlo - continua Santoro - E penso allo stesso tempo che sia necessaria una verifica tecnico-sanitaria prima di bocciare definitivamente l'ipotesi. Non lasceremo Chiara da sola. Quell'appartamento, se veramente non dovesse essere adatto ad ospitarla stabilmente, potrebbe essere affidato alla madre di Chiara, che vive a Cerveteri e in questo momento si dedica all'assistenza della figlia e non lavora, in cambio dell'impegno a svolgere per l'amministrazione funzioni di guardiania. In modo che Chiara possa goderne anche solo per brevi periodi. Oppure potremmo lavorare con Telefono Rosa per allestire in quei locali un centro per le vittime di violenza». Nella lettera, Santoro racconta: «Recentemente sono stato a trovare Chiara. Le sue condizioni di salute restano molto difficili ma il programma di riabilitazione che sta seguendo all'Istituto Santa Lucia - un'eccellenza del nostro sistema sanitario - le ha consentito diversi progressi nel suo percorso di recupero. Un gruppo di volontarie in visita aveva portato a Chiara alcuni cagnolini e la ragazza, che abbiamo incontrato nei giardini dell'Istituto, era davvero entusiasta e reagiva con larghi sorrisi all'affetto di quei cuccioli. Questi momenti di quotidianità sono evidentemente necessari al suo recupero tanto quanto le terapie mediche e non v'è dubbio che è dovere delle Istituzioni trovare per Chiara, dopo questo primo percorso riabilitativo, un alloggio che possa farle recuperare la quotidianità perduta».

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