Roma, «Noi da qui non ce ne andiamo», la sfida dei centurioni sfrattati dal centro

Roma, «Noi da qui non ce ne andiamo», la sfida dei centurioni sfrattati dal centro
di Maria Lombardi
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Sabato 15 Luglio 2017, 07:52 - Ultimo aggiornamento: 09:25

«Ave, Sisar!». Ave chi? Cesare in inglese, fa più internazionale. Chiunque attraversa via dei Fori Imperiali, dalla parte del tempio di Venere, è un Sisar e viene salutato con una spada di legno chiaro ed impugnatura rossa che va (scherzosamente, ovvio) a conficcarsi più o meno all'altezza della giugulare. Il malcapitato Sisar deve a quel punto decidere con prontezza se stare al gioco e mettersi in posa per un selfie con l'arma al collo. Oppure scansare il colpo e tirare dritto. In molti ci cascano, spiazzati dalla chiacchiera del centurione che di romano ormai non ha nemmeno più l'accento. L'accompagnatrice del Cesare di turno è sempre «Cleopatra», Ave anche a lei. «Nice to meet you», felice di incontrarvi, e come siete belli. Foto, sorriso, lui sempre con la spada al collo. «Cinque euro», e che pensavi d'essere trattato come un imperatore gratis? Al primo dubbio, si apre una trattativa. «Va bene quello che vuoi, offerta libera, anche un caffè». E si ricomincia, avanti il prossimo.

LE POSTAZIONI
I fasulli gladiatori continuano a fare i fasulli gladiatori anche nel giorno che decreta la fine (momentanea) della farsa. La sindaca Raggi ha deciso che fino al 31 ottobre non potete più stare qui, al Colosseo o a piazza Venezia. Così conciati, con armature, spade ed elmetti, non potete andare più da nessuna parte in centro e nemmeno a piazzale Flaminio, Muro Torto o Borgo Pio. L'antico romano-romeno, «sono nato in quella che era l'antica Dacia», ormai calato nel ruolo, scuote le piume rosse. «Il giudice ha detto che possiamo restare qui fino al 31 dicembre», e il giudice - insiste - non può sbagliare. La sua postazione è dalla parte del Foro di Traiano e quella - dice - rimarrà, Raggi o non Raggi. «Il giudice ci ha dato ragione e noi restiamo qua». Ma c'è una nuova ordinanza, rischiate le multe. «Io una l'ho già presa: 400 euro. Mi hanno anche sequestrato la divisa. L'ho pure pagata». Alla fine rischiare conviene, spiega: sei, sette ore a inseguire i turisti con la spada, cinquanta foto al giorno. Una signora si avvicina e chiede quanto costa. «Cinque euro». Ma è un furto. «Si chiede tanto per avere anche un euro».
Scuotono come lui le piume rosse anche gli altri colleghi - molti nordafricani - che si sono divisi la passeggiata nella storia dell'antica Roma, tu stai qui e io lì, come fanno i pusher con le piazze. «Che problema c'è? Faremo un altro ricorso. Il giudice ci ha detto che era giusto lasciarci qui una volta e ce la dirà un'altra. Intanto non ci muoviamo», la sentenza del Tar di aprile, quella che ha abolito la precedente ordinanza anti-centurioni della sindaca, fa sentire tutti invincibili.

L'ELMO
E dunque «Ave» a non finire. Qualcuno si limita al saluto con la spada e se il turista non ci sta lasciano perdere, ma ci sono anche gli stalker, quelli che puntano una vittima e la trattengono per un braccio, arrivano a inseguirla con il mantello rosso svolazzante. Un americano si allontana facendo un gestaccio dopo essersi liberato quasi a gomitate dall'assedio. Nelle ore più calde al Colosseo restano in pochi, non si resiste. Meglio spostarsi su via dei Fori Imperiali e ogni tanto fermarsi all'ombra. «La vedi questa ferita sulla testa? Me l'ha fatta l'elmo di ferro, lo porto da nove anni», un altro centurione romeno. «Ha detto il medico che non posso metterlo più e così ho inventato questo cappello». Dell'antica Roma e di guerriero non ha nulla: è un copricapo di pelle, tipo papalina, con tante piume rosse incollate, più da punk che da combattente. «Adesso lo usano pure gli altri, d'estate è meglio». Di elmi di metallo in giro ce ne è solo uno. Il figurante prova a convincere il turista a indossarlo per una foto e lo fa scappare, passi per la spada ma il sudore di un altro in testa è troppo.