Chi c'è dietro agli incendi: le mani della malavita sul business del verde

Chi c'è dietro agli incendi: le mani della malavita sul business del verde
di Michela Allegri e Simone Canettieri
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Martedì 18 Luglio 2017, 07:45 - Ultimo aggiornamento: 19 Luglio, 07:34

ROMA Per capire cosa possa armare la mano dei piromani occorre partire da questa fotografia: appalti bloccati, manutenzione del verde che non riparte. Un giro d'affari da centinaia di migliaia di euro, rimasto incagliato nell'inchiesta su Mafia Capitale e che ora potrebbe fare gola alla malavita. Così come le commesse relative alla prevenzione degli incendi boschivi, che potrebbero spingere i piromani ad appiccare i roghi proprio per fare leva sulla necessità di finanziamenti per le bonifiche delle vaste aree bruciate. Ieri, durante le operazioni di soccorso, i Vigili del Fuoco hanno visto tre persone che fuggivano tra la vegetazione, dopo aver appiccato uno dei roghi. Poche ore dopo, i carabinieri hanno arrestato uno dei piromani, ma ora è caccia ai possibili complici.

Sulla situazione pesa anche il fatto che il Comune di Roma dal 2008 non abbia un piano di emergenza. Non solo: la Protezione civile del Campidoglio (60 dipendenti e centinaia di volontari) dallo scorso novembre è senza un responsabile, dopo le dimissioni di Cristina d'Angelo. La delega è ricoperta ad interim da Diego Porta, che è il comandante della polizia municipale di Roma, colui che coordina un corpo di seimila agenti. Ieri per dire si divideva tra l'emergenza incendi a Roma e quella (ordinaria) della viabilità. Sarà mai possibile? Sì. Tra queste due coordinate - il business dei roghi e la macchina del comunale dei soccorsi ingolfata - la Capitale brucia.

GLI AFFARI
Dietro le lingue di fuoco di questi giorni c'è l'appalto del verde. Ancora fermo, dopo lo stop ai lavori imposto alla cooperativa del ras Salvatore Buzzi, imputato di spicco nell'inchiesta sul Mondo di Mezzo e braccio destro del boss Massimo Carminati.
La cooperativa sociale 29 giugno aveva ottenuto nel 2014 gli appalti relativi al servizio di pulizia, manutenzione ordinaria e straordinaria di parte della spiaggia libera di Castelporziano e, soprattutto, quello relativo alle potature di via di Castel Fusano e via del Mare. Tutti gli appalti erano stati sospesi dopo l'esplosione dello scandalo. Ora, il sospetto è che i roghi che si stanno susseguendo in questi giorni possano essere atti dolosi, provocati per fare ripartire la catena dei bandi. Nel mirino degli inquirenti, quindi, potrebbero finire le cooperative che si occupano di verde pubblico. La situazione si sarebbe dovuta sbloccare in aprile, quando la gara per la manutenzione delle alberature capitoline, compresa la pineta, è stata pubblicata nella gazzetta ufficiale. L'ultimo stop ufficiale è arrivato il 27 giugno, quando la centrale acquisti del Campidoglio ha rinviato l'appuntamento con le cooperative interessate. La commessa avrebbe dovuto riguardare tutti i municipi. Un'altra possibilità è che dietro alla raffica d'incendi ci sia un gruppo di senzatetto che abitano all'interno della pineta. Questa tesi, però, non sarebbe compatibile con i roghi di ieri, visto che le quattro aree d'innesco sarebbero lontane dalle zone abitate dai clochard.

LA DENUNCIA
In una situazione così delicata, con la sindaca Raggi che attacca sulla velocità dei soccorsi, si scopre che è proprio il Comune a essere in difetto. Per capirlo occorre fare un passo indietro al 9 giugno. Quando il comandante dei vigili Diego Porta deposita in commissione bilancio un documento che suona come un grido d'allarme. Tipo: 90 mila euro è la cifra che occorre per la manutenzione dei mezzi contro i 3.000 messi a disposizione. Almeno 8.000 servono per il vestiario degli operatori. Non solo: Roma non un meteorologo e dei consulenti che rivedano il piano generale di emergenza, fermo al 2008. «Mancano sale e acqua» agli uomini della Protezione civile. Nell'ultimo anno, secondo il dossier depositato in commissione bilancio, l'amministrazione ha stanziato per questo settore così nevralgico 693.520 euro. Bene di questa cifra, 531 mila euro sono destinati alla stipula della convenzione associazioni volontari. «I restanti 140.000 non sono stati impegnati - si legge nei verbali della commissione - proprio a causa del mancato rinnovo dell'incarico di direttore di Struttura». Una falla enorme in una sistema che è già piena sofferenza, in balia dei affari oscuri.