Scandalo affitti a Roma, 100 case sparite: per il catasto non esistono

Scandalo affitti a Roma, 100 case sparite: per il catasto non esistono
di Lorenzo De Cicco
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Martedì 29 Novembre 2016, 08:02 - Ultimo aggiornamento: 30 Novembre, 14:28

Edifici fantasma. Dove qualcuno abita, qualcun altro va al lavoro, e che però per il Comune di Roma, sulla carta, non esistono. Particolare non da poco perché il Campidoglio, in teoria, sarebbe il padrone di casa. Nella selva degli immobili di proprietà dell'amministrazione capitolina (59.466 beni, si legge nel registro del Patrimonio immobiliare) è spuntata una lista di cento indirizzi che non sono mai stati dichiarati al Catasto urbano.

Immobili fantasma appunto, introvabili negli inventari e nei censimenti, ma che nella realtà esistono eccome. Si tratta di strutture che Palazzo Senatorio ha acquisito nel corso degli anni, alcune oggi vengono addirittura utilizzate dagli uffici comunali, altre sono state affidate in concessione, altre ancora rimangono sfitte (proprio quando il Comune vorrebbe prendere in affitto altri palazzi per ospitare i propri dipartimenti...).

L'ELENCO
L'elenco è stato stilato dai vertici del Dipartimento Patrimonio, giusto prima che scattasse la rotazione decisa dalla sindaca Virginia Raggi e dal capo del Personale, Raffaele Marra. All'epoca alcuni dirigenti ipotizzarono addirittura di rivolgersi alla magistratura, data l'entità della scoperta.

L'ESPOSTO
Ora a decidere sarà la nuova responsabile del Dipartimento, Cristiana Palazzesi. È stata lei, pochi giorni fa, a chiedere ai suoi uffici di seguire in prima persona l'esito della ricognizione, fino alla settimana scorsa affidata alla direzione Gestione immobili del Campidoglio.

Operazione complessa, perché addentrarsi negli incartamenti del patrimonio immobiliare del Comune è quasi come cercare un ago in un pagliaio. Un pagliaio fatto di incuria decennale, malagestione, dimenticanze. E dove il fatto che l'amministrazione della Capitale scopra, d'un tratto, di possedere cento tra appartamenti, locali e uffici che non sono mai stati censiti, probabilmente è solo il caso più eclatante. Ma di episodi simili, alla voce negligenze, se si guarda come vengono amministrati i beni comunali, se ne trovano a iosa. L'ex commissario Francesco Paolo Tronca - per fare un esempio - scoprì oltre cento bancali, pieni di documenti, lasciati a marcire in un locale del dipartimento Patrimonio.

GLI ABUSIVI DIMENTICATI
Solo dando un'occhiata a nove scatoloni, che contenevano gli atti di 1.200 inquilini morosi o totalmente abusivi, il prefetto riuscì a quantificare un credito nei confronti del Comune di quasi mezzo milione di euro. Un credito germogliato negli anni, mentre quei faldoni prendevano la polvere al chiuso dell'ufficio di chi avrebbe dovuto vigilare. Nel frattempo gli occupanti abusivi - presenti fin dagli anni Ottanta, in alcuni casi - restavano al loro posto, compresi negozianti e ristoratori.

L'altra grana che la nuova direttrice del Patrimonio dovrà gestire, tra mille difficoltà, è quella degli immobili messi all'asta. Immobili che, a quanto pare, nessuno vuole comprare. Un motivo ovviamente c'è: molte strutture che il Campidoglio ha deciso di mettere sul mercato sono ancora occupate. E chi, oggi, si accollerebbe il rischio di una battaglia legale dai tempi e dagli esiti incerti, tra richieste di sgombero, impugnazioni e ricorsi? Nessuno. Basta vedere i numeri della prima (e finora unica) maxi-asta bandita dal Comune, alla fine di ottobre.

LE ASTE FLOP
Su 21 immobili messi in vendita, gli uffici del dipartimento hanno ricevuto appena due proposte, di cui solo una valida, quella che riguardava il lotto meno costoso: un terreno nel comune di Ciampino che valeva meno di 20mila euro.

Tutti gli altri lotti - un appartamento in viale Mazzini, due negozi dietro Campo de' Fiori e Largo Argentina, un ufficio in zona Ponte Sisto - non hanno ricevuto neanche una proposta. Erano tutti ancora occupati. Così come il bene più costoso finito all'asta, un palazzo in largo Corrado Ricci, con vista mozzafiato sui Fori Imperiali, occupato da un albergo che ha un contenzioso ancora in corso con il Comune. Fallita la prima operazione, anche le altre vendite sono in stand-by, in attesa di capire come evitare un nuovo insuccesso. E dire che dalla dismissione del suo patrimonio immobiliare il Comune (era Marino) stimava di racimolare 300 milioni di euro. L'ennesimo piano che, ora, rischia di finire nel dimenticatoio.

lorenzo.decicco@ilmessaggero.it