Velletri, droga e telefonini nel carcere: 14 arresti, coinvolti un agente e un infermiere

Velletri, droga e telefonini nel carcere: 14 arresti, coinvolti un agente e un infermiere
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Venerdì 4 Marzo 2016, 08:28 - Ultimo aggiornamento: 8 Marzo, 16:12

Questa mattina, i Carabinieri del nucleo operativo della Compagnia di Velletri hanno dato esecuzione, nella provincia di Roma e Latina, a un provvedimento cautelare - emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Velletri Zsuzsa Mendola su richiesta della locale Procura diretta dal  Francesco Prete - nei confronti di 14 soggetti ritenuti responsabili a vario titolo dei reati di corruzione, detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, ricettazione di telefoni cellulari e schede telefoniche utilizzate dai detenuti nel carcere di Velletri e riciclaggio di autovetture.

Contestualmente, in collaborazione con il personale del Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria, sono state eseguite perquisizioni in alcune celle degli Istituti di Pena di Civitavecchia, Frosinone, Roma Rebibbia, Roma Regina Coeli, Campobasso, Viterbo e Spoleto.

Gli arrestati sono Imari Daniele, Raffaele Esposito, Elettrico Salvatore, Iannarilli Francesco, Longo David, Alessandro Artusa, Gabriele Cipollino, Tonino Cipollino, Luigi Capuano, Ansoghino Emilia, Luciano Caracci, Carmine Peluso, Antonio Leoni.

L'attività investigativa, condotta dalla Compagnia Carabinieri di Velletri e coordinata dal Sost.Proc. Dott. Giovanni Taglialatela, ha fatto venire alla luce condotte corruttive che permettevano l'introduzione all'interno del carcere di Velletri di sostanze stupefacenti, telefoni cellulari e schede telefoniche in uso ai detenuti eludendo i controlli. In particolare, nel corso delle indagini, è emersa la responsabilità di un agente di polizia penitenziaria, già agli arresti domiciliari perché tratto in arresto in flagranza di reato nel mese di febbraio 2015 e di un infermiere in servizio nella struttura penitenziaria, colpito dall'odierna misura. Le richieste pervenivano ai due pubblici ufficiali direttamente dai detenuti; questi ultimi tramite gli apparati cellulari illecitamente in uso nella cella si mettevano in contatto con i familiari per ordinare la droga e schede telefoniche che venivano smerciate nel carcere.

Per mesi i carabinieri hanno intercettato decine di detenuti che parlavano assiduamente con l'esterno della struttura con parenti, amici anche per proseguire nei loro traffici illeciti. Nel corso delle indagini sono stati sequestrati nelle celle dell'istituto di pena di Velletri, anche in collaborazione con il personale della Polizia Penitenziaria, 6 apparati cellulari, 3 schede telefoniche e sostanza stupefacente tipo hashish, eroina e cocaina; in un'occasione nel corso di un'attività di perquisizione all'interno di una cella del carcere un detenuto ha ingerito due schede telefoniche, rinvenute e sequestrate a seguito di esame radiologico e successiva espulsione; nella circostanza è stato anche recuperato un apparato cellulare opportunamente occultato nel WC della cella, già intercettato dagli investigatori.

Dalle attività si è evidenziato un sistematico utilizzo da parte dei detenuti di telefoni cellulari all'interno delle celle mantenendosi in costante comunicazione con l'esterno (ben 15 schede telefoniche intercettate e
intestate a soggetti ignari, spesso stranieri). Per questi il Giudice, condividendo l'impostazione della Procura, ha ascritto il reato di «Ricettazione», considerando le SIM derivanti dall'attività illecita collegata al reato di «Sostituzione di persona».

Come citato dal Giudice nel provvedimento cautelare, in alcune conversazioni si percepisce in maniera emblematica la dimensione del fenomeno; in una telefonata intercettata si percepisce che in una cella si utilizzano
contemporaneamente 3 cellulari mentre in un'altra chiamata una voce femminile, come se stesse contattando un centralino, dice: Pronto...carcere di Velletri?, chiedendo informazioni su un parente detenuto che non sente da un pò di giorni; naturalmente dall'altra parte c'era uno dei tanti detenuti utilizzatori clandestini dell'apparato che si è messo a disposizione della donna. In un'altra chiamata un detenuto parlando ad un parente riferisce che in serata chiamerà con una nuova scheda e poi aggiunge «adesso in cella siamo in tre tutti e tre a parlare al telefono».
In altra circostanza un detenuto di sesso maschile trasferito presso l'istituto di pena di Viterbo ha portato con sé l'apparato telefonico intercettato dagli investigatori, introducendolo nelle parti intime.

Cellulare che è stato successivamente recuperato e sequestrato grazie all'intervento del personale della Polizia penitenziaria di quell'Istituito. Durante l'attività investigativa sono state rinvenuti e sequestrati a casa di un indagato alcuni «pizzini» eloquenti con i quali un detenuto comunica allo zio fuori dal carcere di fare riferimento ad un infermiere per introdurre in carcere materiale illecito: «Caro zio......qui c'è un infermiere che mi viaggia già, gli do il tuo numero ...... devi farmi entrare un telefono piccolissimo con due schede e un pò di pasticche....»; «Caro zio mi raccomando all'infermiere....ti chiamerà lui allora pasticche più che puoi telefoni e schede....».

L'indagine, già in sé complessa per l'ampiezza delle prassi criminose sopra descritte, è stata resa più difficile dalla carenza di specifici strumenti normativi di repressione del fenomeno. In assenza di una specifica previsione normativa che vieta l'uso degli apparati cellulari da parte dei detenuti (condotta che comporta esclusivamente una violazione disciplinare interna per uso di «oggetto non consentito») si è contestato il reato di ricettazione che ha imposto accertamenti più lunghi e laboriosi.

Al di là di questo aspetto preoccupa la verosimile diffusione del fenomeno che rende necessari maggiori e più serrati controlli tesi ad evitare che i detenuti possano continuare a gestire traffici illeciti servendosi di soggetti collegati dall'esterno. A carico di un indagato di Aprilia (LT) colpito da misura in carcere è stato rubricato anche il reato di riciclaggio di automezzi rubati.

Nel corso delle indagini, in collaborazione con i carabinieri del Reparto territoriale di Aprilia e grazie all'attività tecnica di intercettazione, sono state rinvenuti nella sua disponibilità e sequestrati 4 mezzi con telaio «ribattuto» e documenti contraffatti tra cui: 1 Smart, 1 mini Cooper, 1 carro attrezzi e 1 Lancia Y, risultati rubati rispettivamente in Roma, Albano Laziale e Latina. I carabinieri del Comando Provinciale di Roma stanno eseguendo un provvedimento cautelare nei confronti di 14 persone ritenute responsabili di aver permesso l'introduzione nel carcere di Velletri di droga, cellulari e schede telefoniche usati dai detenuti. Coinvolti un agente della polizia penitenziaria e un infermiere in servizio nel carcere.
 

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