Roma, il Capodanno a costo zero che non trova organizzatori

Roma, il Capodanno a costo zero che non trova organizzatori
di Simone Canettieri
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Domenica 11 Dicembre 2016, 09:10 - Ultimo aggiornamento: 12 Dicembre, 19:55
«Già, è così: o arriva il cavaliere bianco o sarà un bel problema». Il sussurro parte da piazza Campitelli, sede dell'assessorato alla Cultura, e arriva fino al quartier generale, il Campidoglio, per tornare indietro sempre più affannato. A quattro giorni dall'apertura delle buste sono state presentate «zero proposte» per l'organizzazione del Capodanno della Capitale. La lunga notte di festa tra Circo Massimo e Fori imperiali per salutare l'arrivo del 2017 è a rischio. Il bando studiato per il primo evento della giunta Raggi non sta riscuotendo successo.
Se giovedì la situazione non si sarà sbloccata - con l'arrivo appunto del «cavaliere bianco» come lo chiamano in Comune - la sindaca e l'assessore alla Cultura Luca Bergamo avranno due possibilità: annullare il veglione nelle due location o procedere con l'affidamento diretto e quindi con la trattativa privata. Una scelta, quest'ultima, che in molti grillini stanno già mettendo in conto, per quanto vada nella direzione opposta alla trasparenza.

I PALETTI
Gara alla mano, lo spirito del primo Capodanno dell'«èra Raggi» si muove intorno a un presupposto: sarà a costo zero per le casse comunali. Ecco perché si è pensato a una sorta di baratto nella stesura del bando. Funziona così: l'amministrazione mette a disposizione le location, Fori imperiali e Circo Massimo, mentre «ai soggetti selezionati e individuati quale sponsor» toccheranno gli oneri e gli onori dell'impresa. E cioè: dall'offerta artistica fino agli sponsor passando per gli introiti dei diritti televisivi. Un evento per il quale l'amministrazione ha stimato un valore complessivo di 900 mila euro. Così è stato scritto nel bando che per andare incontro agli operatori lascia anche aperta la possibilità che si uniscano le offerte dei partecipanti per rendere più ricco il programma della notte «con artisti locali, nazionali e internazionali».
In poche parole, dunque, serve un player dell'intrattenimento in grado di investire quasi un milione di euro sperando di ricevere in cambio i proventi degli sponsor. Ora, sarà perché c'è una crisi del mercato, sarà perché l'offerta al momento non è così allettante, sarà perché lavorare con Roma Capitale non ha molto appeal, ma finora nessuno sembra aver bussato alle porte del Campidoglio per farsi avanti. Meno quattro giorni all'apertura delle buste, il bando è ancora deserto, e il tempo stringe. Con il rischio che Roma rimanga al buio, senza maxi schermo, conto alla rovescia e tappi di champagne o spumante pronti a saltare in aria.
Niente di nuovo, però. Uno scenario del genere si ripropose anche l'anno scorso, quello del «Capodanno commissariato», nel senso che fu gestito da Francesco Tronca. E proprio all'ex prefetto di Milano toccò una vera e propria corsa contro il tempo per allestire un evento al Circo Massimo e altri piccoli spettacoli ai capolinea delle metropolitane. Andando però a trattativa privata con gli organizzatori. Furono diversi attori istituzionali, dal Governo alla Camera di commercio, a raccogliere l'sos del Campidoglio, rilanciato da albergatori e ristoratori. E alla fine si riuscì, attraverso una colletta e una buona dose di fiatone, a organizzare la festa al Circo Massimo con il concerto dei Negramaro. Sarà così anche questa volta?

LE CRITICHE
In Comune aspettano e sperano, che questi quattro giorni portino buone notizie sul primo Natale grillino. Le prime polemiche, intanto, già si affacciano. Per il momento sono di carattere estetico. «A piazza Venezia è stato acceso l'albero di Natale più brutto di sempre, che per giunta grava sulle tasche dei cittadini romani per ben 15 mila euro», attacca Marco Palumbo, consigliere comunale del Partito Democratico e presidente della commissione Trasparenza. L'abete alto 20 metri, è stato donato da Pinzolo-Madonna di Campiglio, ed è stato «stroncato» anche sui social network. Sulla pagina Facebook del Comune di Roma si registrano commenti non proprio esaltanti: «Era meglio non metterci nulla, che sto schifo». E ancora: «Definirlo brutto, vuol dire fargli un complimento. Bassi costi, non è un sinonimo di bruttezza». Oppure: «E' una poracciata». De gustibus, certo.