Roma, maltrattamenti e sprechi: inchiesta sui canili comunali

Roma, maltrattamenti e sprechi: inchiesta sui canili comunali
di Cristiana Mangani
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Venerdì 5 Agosto 2016, 10:51 - Ultimo aggiornamento: 20:35

Più di quattro milioni di euro concessi nel corso degli anni violando sistematicamente le regole sugli affidamenti e la gestione dei canili comunali di proprietà di Roma Capitale. Soldi garantiti senza rispettare le procedure. Tanto che l'Autorità nazionale anticorruzione ha deciso di vederci chiaro e, qualche giorno fa, ha chiuso la sua istruttoria e ha inviato la delibera conclusiva alla procura, alla Corte dei conti e alla Guardia di finanza. Molte «le criticità» evidenziate per il periodo che va da ottobre 2001 ad aprile 2016. Ma ce n'è una che, per chi ama gli animali, è tra le più gravi, e riguarda proprio «le caratteristiche morali» di chi avrebbe avuto il compito di occuparsi di queste bestiole. Scrive il presidente Raffaele Cantone nel documento: «Si rileva la carenza di verifica dei requisiti di ordine morale in capo agli operatori economici affidatari». Come dire che chi avrebbe dovuto garantire il servizio, nonostante le belle cifre percepite, finiva con il maltrattare gli animali.

I PRINCIPI VIOLATI
Ma c'è molto di più in questo atto di accusa. Infatti - viene sottolineato che «l'affidamento della gestione dei canili rifugio e delle oasi feline di proprietà di Roma Capitale non è stato conforme ai principi di efficacia, imparzialità, parità di trattamento, trasparenza e proporzionalità, e al principio di rotazione tra gli operatori economici». Senza contare che la struttura affidata all'Associazione volontari canile di Porta Portese Onlus riceveva al giorno per ogni cane ospite, una media di 12,80 euro, contro la tendenza generale di 4,50 al giorno. L'Anac, poi, ha dovuto anche faticare per avere i report e le informazioni dal Dipartimento tutela ambiente del Comune, al quale ha rivolto l'invito «di utilizzare, nelle interlocuzioni con l'Autorità, toni più consoni alle comunicazioni istituzionali». Le conclusioni vanno a inserirsi nel fascicolo di inchiesta che è aperto a piazzale Clodio e che è affidato al pm Alberto Pioletti, il quale ha già iscritto sul registro degli indagati diverse persone.
 
L'ESPOSTO
L'istruttoria nasce, invece, proprio da alcuni esposti presentati dall'Associazione ora finita sotto accusa, la Avcpp. I volontari di Porta Portese avevano segnalato l'illegittimità della partecipazione «a una procedura comparativa indetta da Roma Capitale», della Coop 29 giugno gestita da Salvatore Buzzi, indagato eccellente di Mafia Capitale. Nella denuncia veniva spiegato che non avevano i requisiti per partecipare e che quindi non avrebbero potuto ricevere alcun tipo di affidamento. A quel punto, però, l'Ufficio ha ritenuto di dover ampliare l'indagine «approfondendo alcuni aspetti poco chiari relativi, in primo luogo, al titolo in base al quale l'esponente Avcpp gestiva i canili (soprattutto quello della Muratella, il più grande di Roma) e, più in generale, alle modalità di affidamento del servizio di gestione dei canili di proprietà di Roma Capitale, sia in passato che per il futuro».