«Così quei cani hanno provato a sbranarmi». Parla la donna aggredita al parco

«Così quei cani hanno provato a sbranarmi». Parla la donna aggredita al parco
di Raffaella Troili
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Venerdì 1 Agosto 2014, 00:26 - Ultimo aggiornamento: 3 Agosto, 11:06

Se tenevo a bada l’uno, mi mordeva l’altro. Hanno iniziato ad azzannarmi le dita delle mani, poi ovunque: gambe, braccia, sotto l’ascella. Se sto ferma forse si calmano, ho pensato. Mi sono distesa a terra, stordita, con i cani che non mi perdevano di vista, ho aspettato. Che cosa? Quello che doveva accadere, io mi ero arresa. Pensavo di morire».

Nunzia Delvecchio, 43 anni, è viva, in un letto d’ospedale. Racconta la tragedia che ha vissuto martedì mattina, quando è stata assalita da tre cani mentre correva nel parco della Marcigliana. Abita a Cinquina, da tre anni va in quell’area. «E quei cani, tipo boxer, di taglia media, sono lì abitualmente, in un recinto dentro una villa da cui trovano il modo di uscire. Non sono randagi». Li ha visti nascere, frequentando quel parco, sa che un maschio e una femmina un anno fa hanno fatto i figli. L’altra mattina i cuccioli che si è trovata davanti erano diventati grandi come il padre e la madre. «Già mi avevano aggredita, morsa alle caviglie, ma mi ero divincolata, il giorno dopo avevo attaccato un cartello perché la proprietaria lo leggesse: non fate uscire i cani dal recinto che sono molto aggressivi».

«ERO ACCERCHIATA»

Nel frattempo sono cresciuti. «Sono sbucati da un cespuglio, mi sono venuti incontro, abbaiavano, mi mordevano, ero accerchiata, non c’è stato verso di tenerli a bada. Ho cercato di scappare, sì, ma sono caduta a terra, i cani hanno cominciato a strapparmi i vestiti, ad accanirsi sugli stessi punti dove perdevo sangue. Io mi alzavo e loro mi tiravano giù, volevo cercare aiuto nella villa ma non me l’hanno permesso. Perché non ho gridato? Temevo che li attirassi contro di me ancora di più». Un incubo: non passava nessuno, le forze - anche per lo choc - venivano meno. Non c’è stato tempo di prendere il telefonino dal marsupio, Nunzia era terrorizzata, eppure doveva difendersi, non sapeva come salvare la pelle. «Ho perso la sensibilità del braccio, un morso mi ha preso un tendine, mi sono distesa a terra, tenendo l’arto stretto e immobile. Uno dei cani mi si è seduto accanto, a un certo punto mi ha leccato una gamba, forse perché era insanguinata. Avevo tanta paura». Una aggressione violenta, secondo i guardia parco dovuta al fatto che il più grande dei cani aveva ucciso un cinghiale. «Non ho visto carcasse, cinghiali. Solo gli occhi cattivi di quel cane».

E non passava nessuno, in bici, in macchina, a piedi. C’erano solo lei, coperta di sangue e quei tre cani a non perderla di vista. Era passata quasi un’ora quando è arrivato in mountainbike Alessandro Rosati, l’uomo che si è fermato, l’ha soccorsa, ha chiesto aiuto. Ma è stato difficile rintracciarli, sono trascorse due ore prima che 118 e forze dell’ordine li trovassero.

«E’ SCAPPATO»

«A un certo punto è apparso un signore, anziano, su una macchina scura. Alessandro gli ha chiesto aiuto, ma lui non si è fermato, ha detto che doveva andare a prendere una persona alla stazione di Monterotondo». Il ciclista l’ha offeso sul momento, Nunzia sta valutando se sporgere denuncia per omissione di soccorso. Ora è nel reparto di Ortopedia del Sant’Andrea, ha subito due operazioni, è piena di punti, preoccupata per quel braccio che non muove. Altri ciclisti sono andati a trovarla, a offrirle solidarietà. A correre tornerà, ma non alla Marcigliana. «Non mi fido. E poi non voglio ricordare quello che è successo».

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