Campidoglio, assunti 26 nuovi dirigenti: allarme dei revisori

Campidoglio, assunti 26 nuovi dirigenti: allarme dei revisori
di Lorenzo De Cicco
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Mercoledì 28 Dicembre 2016, 07:59 - Ultimo aggiornamento: 29 Dicembre, 08:06

Duecento dirigenti non posson bastare. Almeno non al Comune di Roma, che ha deciso di arruolarne altri 26. Costo? Circa 3 milioni di euro l'anno. La delibera che dispone la nuova infornata di manager è stata votata dalla giunta di Virginia Raggi lo scorso 16 dicembre, il giorno in cui veniva arrestato il capo del Personale, Raffaele Marra. E prevede l'assunzione di 6 dirigenti entro la fine dell'anno, più altri 20 nel prossimo biennio. Altrimenti, si legge nel provvedimento, «il personale dirigenziale effettivamente in servizio non consente di assicurare il soddisfacente presidio di tutte le funzioni dell'Ente».

Chissà cosa direbbero a Napoli, dove i dirigenti sono meno della metà rispetto a Roma (94) o a Milano, dove i manager in forza al Comune sono 130. Ma tant'è. La delibera 116, approvata dalla giunta capitolina poco prima di Natale, ha stabilito che di dirigenti, in Campidoglio, c'è un bisogno disperato. C'è uno scoglio da superare. E si chiama, ancora una volta, Oref. L'Organo di revisione economico-finanziaria, che la settimana scorsa ha bocciato il bilancio, ha espresso delle riserve sulle nuove assunzioni. Chiedendo all'amministrazione M5S di aspettare un parere dell'Autorità anticorruzione. Solo dopo potranno essere firmati i contratti.
Quanti sono i manager capitolini? 197. Per la precisione 187 di ruolo, con un contratto a tempo indeterminato, più altri 10 comandati da altre amministrazioni e che però occupano poltrone strategiche nella gerarchia interna di Roma Capitale, la cosiddetta macrostruttura.
Sulla carta le caselle da riempire sarebbero molte di più. Questo perché i comuni hanno la possibilità di decidere di quanti impiegati, funzionari e dirigenti hanno bisogno. È la cosiddetta dotazione organica, che nella Capitale si è progressivamente sgonfiata negli ultimi anni, da quando il rigore della spending review ha costretto le varie giunte che si sono succedute a Palazzo Senatorio a rivedere al ribasso i propri desiderata. Ecco perché i dirigenti di cui il Campidoglio avrebbe necessità sono passati da 298 (tetto fissato dall'amministrazione Marino nel 2014) ai 260 stabiliti dalla giunta Raggi il 30 novembre scorso.

LE DISPOSIZIONI
Ma quello che conta, alla fine, non è la dotazione organica tecnica (che corrisponde, come detto, a stime ottimistiche), quanto piuttosto la dotazione effettiva. Ed è questa che avrebbe dovuto essere pesantemente sforbiciata dal Comune, in base al Piano di rientro concordato nel 2014 dalla vecchia giunta con Palazzo Chigi.
Quel programma prevedeva un «significativo decremento del numero totale di posizioni dirigenziali in cui si articola la Macrostruttura capitolina». La giunta Raggi, in teoria, può dire di avere sforbiciato il numero di postazioni della dotazione tecnica - quelle presenti solo sulla carta - ma le poltrone effettivamente occupate, al termine del piano di assunzioni, sarebbero addirittura aumentate.

I CONCORSI
Perché se da una parte nei prossimi anni sono previsti dei pensionamenti, come ricorda anche la delibera, è altrettanto vero che le assunzioni programmate superano il numero dei manager che andrebbero a riposo. Entro il 2018 il Campidoglio conta di perdere 24 posti in tutto. Ma è già stata ordinata l'assunzione di 26 dirigenti (stipendio medio oltre i 100mila euro l'anno). Insomma, altro che cura dimagrante come vorrebbe il Salva Roma. Già entro il 2016 il Comune prevede di assumere 6 manager, da ingaggiare scorrendo le graduatorie dei vecchi concorsi. Altri 10 verrebbero assunti nel corso del 2017, altri 10 ancora nel 2018. A Palazzo Senatorio, c'è posto per tutti.

 
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