Roma, Osvaldo e il camper davanti Caracalla: «E' il mio castello»

Roma, Osvaldo e il camper davanti Caracalla: «E' il mio castello»
di Maria Lombardi
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Martedì 25 Ottobre 2016, 08:26 - Ultimo aggiornamento: 26 Ottobre, 08:38

«E dopo una, due, tre, quattro, cinque, sei sette settimane il piccolo naviglio naufragò....». La canzone di uno Zecchino d'oro di tanti anni fa rimbomba nella ruolotte a due piani addobbata come una nave da crociera, con bandiere e ombrelloni, e si perde su viale delle Terme di Caracalla. Osvaldo Giordano, 72 anni, esce dalla porticina e la chiude a chiave, i pantaloni grigi con l'orlo fatto da una spillatrice e una camicia a scacchi senza macchie e pieghe. Davanti a lui i giardini e la strada delle terme imperiali, pochi metri più avanti la chiesa sconsacrata dove si celebrano i matrimoni civili. «A me è andata come al piccolo naviglio. Una, due, tre.....e sono naufragato».

IL TRASLOCO
Aveva tanto, racconta, uno stabilimento balneare con ristorante, bar e negozi a Marina di Focene. Adesso nemmeno un documento, ha solo che un camper-giostra parcheggiato tra le auto. È la sua opera, dice, e la chiama in due modi: «il castello di Barbie o la rappresentazione dell'Italia nel suo domani». Possibile che la lasciano stare qui, vicino a un monumento, in una zona archeologica e vincolata? «Mi conoscono tutti e mi tollerano. Sanno che non faccio casino e non mi dicono niente. Prima stavo nella piazzetta qui dietro, davanti alle suore di Madre Teresa di Calcutta, poi i vigili mi hanno detto che arrivava il Papa e mi dovevo spostare. Nella piazzetta mi sentivo più tranquillo, qui la sera ho paura. Ma tanto che mi può succedere, al massimo mi ammazzano».

I SIMBOLI
Ma si rende conto? Ha piazzato un camper che è un carro di carnevale in una strada con vista sull'antica Roma. E come non notarlo, con la bandiera italiana che sventola alta insieme a quelle del Vaticano e un altro tricolore che fascia il parabrezza posteriore, il secondo piano che è quasi un terrazzo con gli ombrelloni e i pupazzi di Minnie, passeggini e giochi per bambini. Beh, sembra quasi una sfida. «Questo camper trasmette tanti messaggi, ci sono tutti i simboli della mia vita. In alto c'è la fiaccola della libertà, poi la bandiera della capitaneria di porto, quelle dell'Italia e della Chiesa, poi c'è il recinto del castello, la ruota della vita. Dormo in strada non so da quanti anni. Nel 1978 hanno messo i sigilli al mio stabilimento. Sono stato perseguitato, tutti mi stavano addosso: vigili, mafiosi, camorristi. Mi sono dovuto arrendere, mia moglie è andata via è cominciato il declino. Adesso i sigilli non ci sono più, ma con lo stabilimento distrutto non so che farci. Ho scritto anche al presidente della Repubblica, vorrei che fosse riconosciuto il mio diritto a un indennizzo».
Su uno sportello dei ritagli di un giornale del 1964, la storia di una sposa bambina e del suo innamorato: Gabriella e Osvaldo, lei 14 anni e lui 18, fuggiti da casa per stare insieme. «È la mia storia». Su via delle Terme di Caracalla va il ritornello del Caffè della Peppina, Osvaldo torna nel suo camper. «È bello, ma io preferivo la mia bicicletta. Era lunga sei metri, ci girano in centro con questa stessa musica».
 

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