Roma, il "contropiano" dell'assessore Meloni: «Via i camion bar entro l'estate»

Roma, il "contropiano" dell'assessore Meloni: «Via i camion bar entro l'estate»
di Camilla Mozzetti
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Sabato 3 Giugno 2017, 07:58 - Ultimo aggiornamento: 4 Giugno, 11:21

Non ha usato mezzi termini, l'assessore al Commercio del Campidoglio, Adriano Meloni, nel commentare il Regolamento del commercio su area pubblica approvato due giorni fa dall'assemblea capitolina: «è un timido passo ha detto verso il riordino del settore ma cambia poco». Del resto, dal suo studio con una vista sul tempio di Ercole vincitore, Meloni si preoccupa di altro e pensa, in primis, al riordino e alla ricollocazione dei camion bar, promettendo entro l'estate lo spostamento di altri 30 mini-torpedoni sui 47 totali che continuano a offuscare piazze e monumenti. Da mesi l'assessore Meloni è impegnato a portare avanti la sua, di rivoluzione, aspettando l'applicazione della direttiva Bolkestein sempre che in Parlamento la singolare battaglia condotta anche dal Movimento 5 Stelle non riesca a stralciare dal testo la messa a bando delle licenze e avendo in mente un riordino profondo dell'intero settore ambulante che attanaglia la Capitale.

La riflessione è chiara: «A Roma ci sono troppe bancarelle», specifica. E «in vista della Bolkestein gli uffici ma anche i Municipi stanno lavorando per arrivare a una riduzione dei posteggi e a un riordino per molti territori». Entro la fine di luglio, come promette, arriveranno le nuove disposizioni, decretate dal Tavolo del Decoro, per decentrare e delocalizzare le postazioni in rotazione che in qualche modo offendono od offuscano monumenti e aree di pregio nel Centro storico vendendo dolciumi e panini anche a 5 euro. Meloni prosegue, dunque, sulla strada tracciata appena due anni fa dall'ex assessore alle Attività produttive Marta Leonori che, qualche mese prima della caduta di Ignazio Marino dallo scranno più alto di palazzo Senatorio, allontanò dal Centro Colosseo compreso 22 camion bar.

LE POSTAZIONI
L'assessore punta a ricollocare le restanti 47 postazioni che tutt'oggi nella maggior parte dei casi continuano a fare affari all'ombra di siti e monumenti di prestigio: da San Pietro al Circo Massimo. E benché siano ancora da localizzare i nuovi posteggi e siano da avviare le concertazioni con le associazioni di categoria, all'assessorato al Commercio sanno già dove e in che modo intervenire. Nel dettaglio, quando il Tavolo del Decoro iniziò a lavorare al riordino dei camion bar ma anche dei posteggi come quelli degli urtisti, furono isolati sette ambiti nel Centro di Roma. Esclusi i primi due in cui è intervenuta la Leonori, Meloni vuole fortemente riordinare altre 13 zone: piazza della Rotonda, San Pietro, Borgo, Conciliazione, Sant'Angelo, Risorgimento. E Ancora Termini, Repubblica, Castro Pretorio, Esquilino, San Giovanni, Testaccio e Trastevere. Rimandando a un secondo momento, (in ragione del lavoro ancora da svolgere), il riordino dell'area del Gianicolo e villa Borghese oltre a quella di Caracalla.

In tutto, dei totali 47 camion bar da ricollocare, l'assessore al Commercio punta a spostarne circa 30 entro l'estate. Da piazza dell'Esquilino a piazza San Giovanni in Laterano, da via della Conciliazione a piazza Pio XII, passando per piazza Risorgimento e finendo all'area tra via Marsala e via Giolitti che insiste sulla stazione Termini. Per far questo, come accaduto con le precedenti delocalizzazioni targate Leonori, si dovranno ascoltare le associazioni e i Municipi, in questo caso soltanto il I della dem Sabrina Alfonsi.

Ai camion bar, poi, devono essere aggiunti i posteggi di ambulanti che vendono souvenir o anche gli stagionali che, essendo essi stessi ascrivibili alla tipologia posteggi in rotazione, dovranno essere ripensati. E quindi il totale, in tutte le 13 zone, conta molti più ambulanti: tra camion bar e altro si arriva a 265 postazioni, 154 delle quali ritenute incompatibili dal Tavolo del Decoro. Solo nella zona che copre San Pietro e il Vaticano, il 68,85% delle attuali 61 postazioni esistenti ma il dato è parziale risulta incompatibile in ragione della peculiarità dell'area quasi totalmente interessata da vincoli di tutela inderogabili.