Bimba nomade di 14 mesi ferita con un piombino, indagato romano: «Stavo provando la mia arma»

Migliorano condizioni della piccola rom ferita alla schiena
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Martedì 24 Luglio 2018, 15:48 - Ultimo aggiornamento: 21:59

«Volevo solo provare la pistola, non ho mirato contro quelle persone». Si è difeso così l'italiano di 59 anni indagato per avere colpito con un piombino, esploso da una pistola ad aria compressa, una bimba nomade che si trovava in braccio alla madre mentre percorrevano viale Palmiro Togliatti, a Roma. L'uomo, M.A., è un ex dipendente di Palazzo Madama. 

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La piccola, che si trova ancora ricoverata nell'ospedale pediatrico Bambino Gesù e le cui condizioni sono in lento miglioramento, è stata raggiunta dal proiettile alla schiena, all'altezza della scapola. Proprio oggi i medici hanno sciolto la prognosi e la bimba è stata trasferita in un reparto di degenza ordinaria.

 

 


I genitori fin dal primo momento hanno raccontato agli inquirenti che la loro figlia, di appena 14 mesi, era stata raggiunta da un colpo esploso da sconosciuto, «forse da un'auto in corsa», avevano aggiunto i parenti della piccola. Una ricostruzione, quella fornita da genitori e testimoni, a cui non mancavano incongruenze e discrasie ma che lasciava aperte tutte le ipotesi investigative.
 


Oggi la clamorosa svolta con l'iscrizione nel registro degli indagati dell'italiano, incensurato, a cui i carabinieri sono arrivati dopo una attenta analisi della zona dove è avvenuto il fatto e in particolare del tratto in cui il lungo viale della zona est della Capitale incrocia quello dei Romanisti. Nei confronti dell'uomo il procuratore aggiunto Nunzia D'Elia e il sostituto Roberta Capponi contestano il reato di lesioni gravissime. Sull'eventuale movente razziale dell'episodio gli inquirenti restano cauti. «Dobbiamo portare a termine una serie di accertamenti tecnici, è ancora presto per arrivare a delle conclusioni», spiega chi indaga.

Nell'abitazione dell'indagato oltre alla pistola da cui sarebbe stato esploso il piombino è stata trovata anche una carabina, sempre ad aria compressa. Sulle armi, poste sotto sequestro, gli inquirenti disporranno una perizia mentre verrà effettuata anche una consulenza balistica. Ed è proprio sulla dinamica di quanto accaduto che i magistrati vogliono fare totale chiarezza. L'uomo, interrogato per alcune ore, si sarebbe difeso affermando che il colpo è partito inavvertitamente mentre si trovava sul terrazzino dell'abitazione. «Ho mirato verso l'alto - avrebbe sostanzialmente raccontato l'indagato -. Ho esploso un solo colpo e non ad altezza uomo, non volevo fare del male a nessuno».

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