Roma, studente morto nel Tevere, il riesame: «Non fu omicidio volontario». Ma il clochard resta in carcere

Roma, studente morto nel Tevere, il riesame: «Non fu omicidio volontario». Ma il clochard resta in carcere
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Mercoledì 3 Agosto 2016, 15:52 - Ultimo aggiornamento: 2 Dicembre, 16:10

La caduta nel Tevere, tra il 30 giugno e l'1 luglio, dello studente americano Beau Solomon «non è direttamente riconducibile alla spinta data Massimo Galioto ed avviene dopo diversi secondi». Lo afferma, tenendo conto delle immagini di una videocamera di sicurezza, il Riesame di Roma rigettando la richiesta di scarcerazione di Galioto, accusato di omicidio. «Non vi sono sufficienti riscontri per ipotizzare che la precipitazione in acqua e l'annegamento fossero sviluppi prevedibili della condotta che Galioto - spiega il Riesame - e deve escludersi pertanto l'omicidio volontario. Sussistono però gli estremi perché l'omicidio preterintenzionale». 

 

«L'aggressività reiteratamente manifestata prima con la spinta poi con il lancio di una pietra, unitamente ai precedenti penali per porto di armi, resistenza a pubblico ufficiale e lesioni, denotano una personalità particolarmente violenta e prevaricatrice». È il profilo di Massimo Galioto, il senzatetto accusato di aver ucciso lo studente americano, tracciato dai giudici del tribunale del riesame nell'ordinanza con la quale motiva la decisione di respingere l'istanza di scarcerazione presentata dall'avvocato Michel Vincelli. Lo stesso tribunale, spiegando la necessità di mantenere la custodia cautelare in carcere per l'indagato, prosegue descrivendo la personalità di Galioto come quella di un soggetto «in preda alle proprie incontrollabili pulsioni e assolutamente sprezzante dell'incolumità della vita stessa delle persone che hanno la sfortuna di venirvi a contatto».

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