Roma, studente Usa gettato nel Tevere: non l'ha spinto il clochard

Roma, studente Usa gettato nel Tevere: non l'ha spinto il clochard
di Michela Allegri
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Mercoledì 28 Settembre 2016, 08:09 - Ultimo aggiornamento: 30 Settembre, 13:29

Un calcio, una pietra lanciata addosso. Poi, una spinta talmente forte da farlo cadere nel Tevere. Chi ha colpito Beau Solomon, lo studente americano di 19 anni annegato in luglio, ha agito con l'intento di farlo precipitare in acqua e ucciderlo. Emerge con chiarezza dalla consulenza sui filmati delle telecamere di sorveglianza depositata ieri al pm Marcello Monteleone, che procede per omicidio volontario aggravato da futili motivi. L'unico indagato per il decesso di Beau, arrivato a Roma per studiare alla John Cabot University, è Massimo Galioto, senzatetto che abitava sulla banchina del fiume all'altezza di Ponte Garibaldi.
Ma non sono esclusi colpi di scena: per gli esperti che hanno visionato il filmato dopo aver perfezionato immagini e messa a fuoco, sembrano emergere responsabilità anche a carico di altre persone. Per questo motivo gli inquirenti stanno effettuando ulteriori approfondimenti. Gli investigatori vogliono stabilire se alla rissa che ha provocato la morte di Beau abbiano partecipato anche gli amici di Galioto, che dal 6 luglio è detenuto a Regina Coeli. Anche perché il punkabbestia, incastrato soprattutto dalle dichiarazioni dei testimoni e della fidanzata, Alessia Pennacchioli, si è sempre dichiarato innocente. Ha raccontato di aver effettivamente discusso con il ragazzo, ma di non essere stato lui a spingerlo nel fiume. La sua versione si è scontrata con quella della compagna che, a verbale, ha dichiarato: «Gli ha dato una spinta, il giovane ha tentato di aggredirlo, allora Max gli ha dato un calcio, gli ha tirato un sasso, lui è caduto. Io ho detto: Ma che c hai fatto e Max ha risposto che rompeva le scatole».
LA LITE
I fatti risalgono alla notte tra il 1° e il 2 luglio. Alle 2.40 cinque testimoni chiamano la polizia: hanno sentito un uomo che gridava «Ti ammazzo» e hanno visto un ragazzo cadere nel fiume. Raccontano che la vittima era circondata da tre persone che, dopo la lite, sono andate a dormire in alcune tende sotto ponte Garibaldi. Gli agenti raggiungono la banchina e trovano l'accampamento dove Galioto vive con la compagna e alcuni amici. Il clochard racconta di essersi affacciato dalla tenda dopo aver sentito il lamento dei cani e di aver visto due uomini, scuri di carnagione, allontanarsi. La Pennacchioli dà la stessa versione. La Procura acquisisce le immagini delle telecamere di videosorveglianza.
LA DINAMICA
I fotogrammi sono sgranati, ma si distingue Solomon scendere da ponte Sisto con due persone che vanno via e lo lasciano solo. Il ragazzo viene quindi circondato dai punkabbestia e discute con un uomo che lo spinge, raccoglie una cosa da terra e la lancia verso di lui. Beau viene anche avvicinato da un cane, perde l'equilibro e cade. Il 4 luglio i sommozzatori trovano il cadavere del 19enne. Galioto non cambia versione, ma la Pennacchioli lo smentisce. Racconta di aver visto il fidanzato e Beau, che il giovane diceva di essere stato derubato. Aggiunge anche che, all'arrivo della polizia, il compagno le aveva detto di «concordare una versione, cioè che erano stati svegliati dai cani e avevano visto due fuggire». Basandosi su quella testimonianza, gli inquirenti identificando l'autore della spinta in Galioto, che viene quindi arrestato. Per i consulenti, però, le responsabilità non sarebbero così nette. Nel filmato si vede infatti un uomo che discute con l'americano e un secondo soggetto che spunta da un lato dell'inquadratura e spinge il ragazzo nel fiume.