Baby-prostitute a Roma, interrogatorio protetto insieme ai clienti

Baby-prostitute a Roma, interrogatorio protetto insieme ai clienti
di Cristiana Mangani e Adelaide Pierucci
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 8 Gennaio 2014, 09:56 - Ultimo aggiornamento: 9 Gennaio, 09:19
La richiesta stata depositata ieri e servir a “cristallizzare” le dichiarazioni di Angela e Agnese, le due ragazzine romane finite al centro di un giro di prostituzione nel quartiere Parioli. Il procuratore aggiunto Maria Monteleone e il sostituto Cristiana Macchiusi vogliono che i racconti delle due giovanissime vengano raccolti in un’udienza di incidente probatorio. E questo anche per evitare di farle testimoniare in un’aula di Tribunale quando l’inchiesta arriverà a conclusione. Le deposizioni avverranno alla presenza degli psicologi, così come previsto nei casi in cui siano coinvolti dei minorenni. Ma l’udienza riguarderà anche gli altri indagati di questa vicenda, nove persone, inclusi i cinque arrestati, i cui comportamenti illeciti sono già stati evidenziati dall’attività di indagine dei carabinieri di via In Selci.



L’INCIDENTE PROBATORIO

L’atto con il quale viene richiesto l’incidente probatorio sta per essere notificato a ognuno di loro. Ed è solo il primo di una lunga serie che la procura si accinge a fare. I magistrati intendono infatti chiedere il giudizio immediato per le cinque persone che sono finite in manette, mentre l’inchiesta continuerà ad andare avanti per accertare altre responsabilità. Dai telefoni cellulari di Angela, Agnese e Mirko Ieni, l’uomo che gestiva gli appuntamenti mercenari, sono emersi una quarantina di contatti di possibili clienti. Alcuni di questi, nei giorni scorsi, si sono presentati a piazzale Clodio per “autodenunciarsi”, o meglio tentare di chiarire la propria posizione. Ben consigliati dagli avvocati, hanno scelto di uscire allo scoperto per spiegare che non sapevano che le ragazzine fossero minorenni, oppure che, non appena si sono accorti di quanto fossero giovani, sono andati via senza consumare il rapporto. Altri sono rimasti nascosti sperando di farla franca, ma sono finiti tutti nel fascicolo di inchiesta.



I CLIENTI

La loro posizione è comunque monitorata e rischiano anche il carcere, qualora i controlli dovessero accertare che hanno realmente approfittato delle due quattordicenni, con la consapevolezza della loro minore età. «Del resto - spiegano gli inquirenti - dopo aver visto Agnese come si fa a pensare che abbia diciotto anni? Nonostante il trucco, la sua è la faccia di una bambina. Stessa cosa per Angela». Il dubbio della procura è se inserirli o meno, come indagati, nell’elenco di coloro che dovranno partecipare all’incidente probatorio, anche perché altrimenti le deposizioni delle ragazzine non potranno essergli contestate, qualora gli accertamenti evidenzino un comportamento illecito. Gli investigatori stanno procedendo con grande attenzione: non è facile stabilire se una mail di contatto, un messaggio sul cellulare, una telefonata, si siano poi trasformati in veri incontri nell’appartamento di viale Parioli, o a domicilio, come più volte è avvenuto. Molti dei clienti sono stati facilmente individuati perché hanno usato telefoni personali o anche, in qualche caso, aziendali. Ma dove il controllo è stato più difficile è quando il contatto è avvenuto attraverso una e-mail “nascosta” da pseudonimi. E sul quel fronte le indagini sono ancora in corso.



GLI ARRESTATI

Nel frattempo rimangono in carcere quello che è ritenuto lo sfruttatore, Mirko Ieni, il cliente Riccardo Sbarra, e la mamma di una delle ragazzine. Le richieste di scarcerazioni presentate dai loro avvocati sono state tutte respinte.
© RIPRODUZIONE RISERVATA