Roma, la maxi-truffa delle auto: «Pagate e mai consegnate»

Roma, la maxi-truffa delle auto: «Pagate e mai consegnate»
di Alessia Marani
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Martedì 27 Febbraio 2018, 07:42 - Ultimo aggiornamento: 09:18
Auto vendute e mai consegnate agli acquirenti, passaggi di proprietà fasulli o mai fatti, autosaloni aperti e poi chiusi all'improvviso, venditori introvabili e persino una morte sospetta su cui indaga la Procura di piazzale Clodio. Ci sarebbero tutti gli elementi per un noir da brivido se non fosse che si tratta di una maxi-truffa vera e che va avanti senza sosta nella Capitale dalla fine del 2016 ai danni di ignari clienti, cittadini che saldano le somme della compravendita o accendono finanziamenti per vetture di cui non entreranno mai in possesso. Dai Monti Tiburtini all'Alessandrino, da Torre Angela alla Pisana: stessi personaggi, stessi metodi, nessuno in grado di fermarli. L'esca spesso è un annuncio online che propone auto importate in Italia a prezzi stra-vantaggiosi. Ma è solo una trappola. Una settantina le vittime che hanno già sporto denuncia nelle caserme dei carabinieri (Casal Bertone ed Eur), alla tenenza della Guardia di Finanza di via Nomentana e al commissariato di polizia del Prenestino per la bellezza di circa 350mila euro di risparmi spariti nel nulla o meglio intascati dai signori del raggiro. Due le indagini della Procura in piedi, una del pm Edoardo De Santis, l'altra della dottoressa Sabina Calabretta che ha in mano anche il fascicolo relativo alla strana morte di S. M., 54 anni, ex campione di Formula 3, avvenuta nel settembre dello scorso anno. Un terzo faldone è stato accorpato a un'inchiesta di Latina.

IL PESTAGGIO
S. M., che lavorava all'interno dell'autosalone Safety Car 2 di via Palmiro Togliatti, alla fine dell'estate scorsa, il fisico già indebolito da un male, venne pestato di botte. Non da un cliente arrabbiato, secondo gli inquirenti, piuttosto da qualcuno che voleva fare affari con lui. Finì all'ospedale dove morì dopo giorni di agonia. Forse, senza quelle percosse avrebbe potuto vivere più a lungo. Per questo la Procura indaga non escludendo l'omicidio preterintenzionale. Il pm ha disposto l'autopsia e la polizia, a ottobre, ha messo i sigilli alla concessionaria. La Safety Car 2 è ancora chiusa, dietro le vetrate non ci sono più macchine parcheggiate. Il suo brand compare tra le concessionarie coinvolte nella truffa. «È qui che ho acquistato nell'agosto del 2017 una Renault Modus alimentata a gpl per 1650 euro - afferma Claudio S., 48 anni - Mi convinsero a rifarla verniciare per 700 euro poi gliene diedi altri 480 per il passaggio di proprietà. Ma l'auto aveva continui difetti e con una scusa dietro l'altra, hanno rimandato la consegna. Quel passaggio non è mai stato fatto». A gestire la maggior parte delle vendite taroccate sarebbe tale Francesco C., il cui nome appare collegato anche alla Megar Car di via dei Monti di Pietralata, gestita da Antonio D. F., alla Gems Car e alla Luxury auto altre rivendite nel mirino delle denunce e oggi chiuse. Ma lo stesso Francesco F. appena un mese fa sarebbe entrato di nuovo in azione operando alla Pisana. «Molte delle vittime - spiegano le vittime riunite in un gruppo di WhatsApp - sono state agganciate tramite portali di annunci, ad alcune è stata venduta la stessa auto, come una Fiat 500 L che nessuno, ovviamente, ha avuto in consegna». Tra i raggirati anche Maria, che aveva bisogno di un'auto nuova per andare tutti i giorni a fare la chemioterapia: «Non si sono fatti scrupoli». Gli inquirenti hanno un sospetto: che dietro a questo sistema di approvvigionamento di soldi si nasconda una sorta di bancomat utilizzato dalla mala.

LE TUTELE
Ma come tutelarsi di fronte a simili truffe? «Innanzitutto - afferma Carlo Rienzi del Codacons - di fronte a prezzi troppo vantaggiosi fare più verifiche. Se non si conosce o non si è sicuri della persona che si ha davanti, meglio fare delle ricerche oppure rivolgersi a rivenditori autorizzati». Difficile poi rientrare in possesso delle somme. «Le truffe sono considerate un reato minore - aggiunge - chi le mette in atto apre e chiude società facendole fallire, le indagini si allungano e spesso cadono in prescrizione».
 
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